I numeri parlano chiaro, già oggi abbiamo più del doppio degli sbarchi illegali di un anno fa. È evidente che la retorica dei blocchi navali, dei porti chiusi, dei respingimenti in mare e dei rimpatri immediati è stata un flop.
Cosa dire del tentativo degli accordi bilaterali con alcuni Paesi africani da cui partono barconi e barchini? Giuste queste intese ma lo strombazzato (dal governo) accordo con la Tunisia richiede tempo e una stabilità politica che quel Paese e gli altri Paesi interessati non conoscono. Prospettiva condivisibile ma è pericoloso affidarsi solo a quella.
Giusto anche richiedere l’attiva solidarietà dell’Europa ma sono gli alleati europei di Meloni e Salvini i primi a rifiutarla. In un tale contesto, e sfuggendo alle infinite politiche destra-sinistra, conviene riformare la legge italiana Bossi-Fini del 2002 che è la prima ragione della drammatica scarsità dei flussi regolari.
Sarebbe molto opportuno cambiare anche il Trattato di Dublino che assegna la responsabilità dell’accoglienza al Paese di primo sbarco: se si arriva in Italia tocca all’Italia, se in Spagna alla Spagna e così via. Vero che sono in corso vari aggiustamenti attraverso le politiche di redistribuzione ma non bastano affatto e i maggiori colpevoli delle insormontabili difficoltà finora incontrate sono sempre quegli “amici” di Salvini e Meloni.
Il punto è che, se l’Italia vuole essere credibile, dovrebbe anzitutto consegnare la Bossi-Fini al passato. Lo hanno riconosciuto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano, ritenuto il più influente consigliere di Giorgia Meloni, e lo stesso Gianfranco Fini.
Quali sono i punti che non vanno nella Bossi-Fini? Il principale è che l’immigrato può entrare solo se ha già un contratto di lavoro da cui dipende il rilascio del permesso di soggiorno fino a due anni. È un meccanismo illogico che si è pesantemente scontrato con la realtà: un datore di lavoro non assume uno sconosciuto anche se ha bisogno di mano d’opera.
Mantovano non ha ancora fatto sapere quali proposte verranno avanzate e la Meloni sta ben zitta forse perché in contrasto con le sue stesse mirabolanti promesse elettorali, o forse per non dare troppo spazio alla destra di Salvini che, al contrario, vorrebbe dei nuovi deprecabili “Decreti Sicurezza”. O forse sta zitta per entrambi i motivi.
La traccia di una nuova legge può essere quella della campagna “Ero straniero” che vorrebbe introdurre un permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione che potrebbe ridurre il traffico illegale. Il permesso varrebbe per 12 mesi e favorirebbe i colloqui di lavoro ai fini dell’assunzione.
Sarebbe un modo efficace per accogliere l’invocazione del Presidente Mattarella: “Servono ingressi regolari in numero ampio, non muri e barriere”. Una politica condivisibile per il centrosinistra e per l’ex “terzo polo” che potrebbe vincere le anacronistiche e pericolose resistenze largamente presenti nel governo Meloni-Salvini.
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