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Opinioni

FUORI DALLA REALTÀ

ROBERTO MOLINARI - 08/09/2023

assegnoDi recente sono stato colpito da due situazioni.

La prima. Il 30 di agosto, tra le notizie di un tg ho sentito le dichiarazioni del ministro del Lavoro Calderone che annunciava dal 1° di settembre la messa in rete della piattaforma SIISL (sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa ).

La seconda. L’invio a luglio di migliaia di messaggi Inps ai percettori del reddito di cittadinanza con cui l’Istituto comunicava la sospensione del contributo invitando a rivolgersi per la presa in carico ai servizi sociali dei comuni.

Anche secondo il Governo da luglio a gennaio 2024, quando partirà la riforma, saranno circa 620 mila le persone che non percepiranno più il Rdc e questo non mi sembra un numerino di cui non tener in conto visto che nel nostro Paese ci sono circa 6 milioni di poveri e è azzardato puntare sui Comuni: non navigano, anche per responsabilità stessa del Governo, in acque tranquille.

Ma quali contenuti ha la riforma portata avanti dal Ministro Calderone?

Innanzitutto introduce una significativa differenza nella definizione della platea dei beneficiari. Abbiamo i beneficiari dell’Assegno di Inclusione (AdI ) per quei nuclei familiari in cui sono presenti persone non occupabili e il Supporto per la Formazione e il lavoro (SFL) per quei nuclei dove vi è chi può essere forza lavoro.

Si considerano occupabili i membri di nuclei familiari che non presentano particolari carichi di cura e cioè che non comprendono minori, persone disabili o non autosufficienti, persone di oltre 60 anni e così via.

La prima particolarità che balza all’occhio è che la occupabilità non è a carattere individuale, ma familiare e questo è un caso unico a livello internazionale. La seconda specificità è che la definizione non ha nulla a che fare con la reale occupabilità delle persone, ma si dà una particolare priorità di accesso al sostegno economico a coloro che poveri sono e che vivono in famiglie con particolari responsabilità di cura discriminando gli altri.

Le persone escluse dall’AdI potranno in linea teorica chiedere, perchè povere, il SFL operativo dal 1° di settembre 2023. Si tratta di una indennità di 350 euro al mese per un periodo non superiore ai 12 mesi a chi ha tra i 18 e i 59 anni che, pur essendo in situazione di disagio, non hanno i requisiti dell’AdI, con la condizione (obbligo ) di partecipare a progetti di formazione, di orientamento e di accompagnamento al lavoro.

Per entrare in questa categoria occorre avere un ISEE più basso del Rdc o dell’Adi e cioè di 6 mila euro anziché 9360. Questo vuol dire che sono esclusi i lavoratori poveri, quelli discontinui o a tempo parziale che sono quelli che avrebbero più necessità di un sostegno economico e formativo per stabilizzare e migliorare la propria situazione. Inoltre il contributo è solo per 12 mesi non rinnovabile dopo di che non c’è più nulla ed infine l’importo di 350 euro è fisso a prescindere dal grado di povertà del nucleo familiare.

Le persone non tutelate dall’AdI saranno quelle più in difficoltà. Secondo quanto previsto dalla legge di bilancio del 2023 infatti riceveranno il Rdc fino al luglio 2023 ( ecco appunto i messaggini INPS ) e se avranno i requisiti poi da settembre potranno accedere al SFL, ma trascorsi 12 mesi non riceveranno nessun sostegno né economico né aiuto lavorativo.

La procedura di accesso alle misure è di per se abbastanza complessa e non facile soprattutto se si tiene conto delle capacità digitali degli utenti. Per accedere all’AdI o al SFL deve essere presentata telematicamente la domanda all’Inps direttamente dagli interessati o tramite un Caf o un Patronato.

L’Inps verifica a questo punto il possesso dei requisiti e in caso positivo comunica la possibilità di iscriversi al sistema SIISL. A seguito di questa iscrizione verrà chiarito se si può ottenere l’AdI o il SFL. A questo punto i beneficiari devono sottoscrivere il Patto di Attivazione digitale ( PAD ) le cui modalità non sono ancora state definite.

Successivamente coloro che hanno diritto all’AdI hanno l’obbligo entro 120 giorni di presentarsi ai servizi sociali per la sottoscrizione del PAD mentre coloro che rientrano nella categoria dei SFL saranno convocati dai centri per l’impiego.

Ma non è ancora finita, i Servizi Sociali definiscono chi all’interno del nucleo di AdI è attivabile e cioè potenzialmente occupabile e chi non lo è. Chi non è attivabile dovrà sottoscrivere il Patto di Inclusione che comporta l’adesione ad un percorso di accompagnamento multidimensionale. Chi è invece attivabile e cioè occupabile sarà inviati dai servizi sociali ai centri per l’impiego e si dovrà sottoscrivere, come di fatto anche i beneficiari del SFL, il Patto di Servizio Personalizzato e cioè una sorta di contratto che permette di partecipare a percorsi di politiche attive come i corsi di formazione e di riqualificazione professionale.

Tra domande digitali, patti da sottoscrivere e altre amenità la prima impressione è di trovarsi di fronte ad un moloch capace di disincentivare le persone e soprattutto ad una scelta che fugge dalla realtà quotidiana che abbiamo in questo Paese. Un sistema così frammentato porta solo ad una considerazione ulteriore: la strada del contrasto alla povertà è ancora in salita.

 Roberto Molinari, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Varese

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