Il governo in carica sconta gli errori di quelli precedenti. Giorgetti a Cernobbio si lascia andare alla metafora: gli altri han mangiato (i profittatori del superbonus e del reddito di cittadinanza: buone intenzioni di Chigi, cattivo effetto), noi paghiamo il conto. Sì, ma gli altri han potuto mangiare a causa degli errori d’una parte di quanti oggi governano. Alcuni stavano con Conte 1 e Conte 2, alcuni con Draghi. I danni si debbono a molti improvvidi/ingenui padri, è un dettaglio da ricordare.
La Meloni, lei sì, può tirarsi fuori dal “criticario”. Stando a lungo all’opposizione, s’è presa una caterva di voti. Per farne cosa? Va bene (1) dire che la prossima finanziaria dovrà essere rigorosa: se ne capisce il motivo, si spera che -evitati i regaloni- non ci sarà comunque qualche regalino. Che cioè le categorie protette non lo diventino un cicinino in più, trattandosi di pingui serbatoi elettorali. Non va bene (2) rinunziare all’ardimento sul fronte riformistico. Perché, pur tra le attuali difficoltà monetarie, nulla osta a investire su un Paese rinnovato. I soldi (Pnrr) ci sono, ma vanno finalizzati a scopo di vero risanamento, mica ce li regalano a pro di mance e mancette.
Semplici esempi: a quando un cambiamento vero nella giustizia penale e civile (specialmente civile), nella sanità, nella scuola? Sono settori che fanno acqua, disastrosamente abbandonati o all’immobilità o all’avventurismo. Dunque: fateci tirare la cinghia, eccoci pronti al nuovo sacrificio. Ma piantatela di tirarla in lungo con le scelte che davvero pesano. Se no anche chi ha votato la rivoluzionaria (a parole) Meloni, se ne pentirà e al prossimo colpo cambierà cavallo populista oppure scenderà dalla sella del diritto al voto. L’han già fatto in milioni, un modello di successo.
L’Italia s’innova praticando in concreto la voglia di ribaltone. Prendiamo le privatizzazioni: se si alza il disco verde, le risorse straniere abbandoneranno quello rosso del rifiuto a metter quattrini in uno Stato ancora corporativo, tutore di privilegi, restìo ad aprirsi al mercato libero, eccetera. Anziché carezzare lo statalismo, la destra dovrebbe segnalarsi per una politica opposta. Finora non l’ha praticata. La praticherà mai? Il consenso si sta erodendo, e a conservarne un tot d’accettabile non basteranno gli errori seriali della sinistra, dove il Pd d’oggi è impegnato a distruggere ciò che costruì il Pd di ieri. Forza con le idee, il coraggio, lo spirito repubblicano. Altrimenti continueremo a pagare un gran conto, pur costretti a mangiare di meno.
You must be logged in to post a comment Login