Siamo entrati nella stagione “calda” in tutti i sensi: non solo per le temperature), ma perché in questi tre mesi si capirà se per Varese si è aperta una rinnovata prospettiva turistica o se la narrazione prevale sulla realtà. Il presidente della locale Confindustria, Roberto Grassi, ha appena consegnato il messaggio di questa provincia come “Wellness Destination”, un luogo dove cercare nuovi livelli di benessere e bellezza artistica e ambientale. Le principali associazioni economiche si sono appena ritrovate per individuare il ruolo strategico di Malpensa come volano turistico (e non solo “passaggio per merci e passeggeri”) di un territorio che, ancora pochi anni fa un’amministrazione provinciale con qualche ruolo in più chiamava “Land of Tourism”. Come stanno effettivamente le cose?
I numeri dicono che, faticosamente, la ripresa della “botta Covid” è in atto, ma c’è parecchia strada per allinearsi con le esperienze migliori delle province vicine.
I dati Istat, da poco usciti, restituiscono l’immagine di una provincia che non brilla ma che comunque si muove per guadagnare posizioni. Nel 2022 gli esercizi ricettivi sono tornati a superare i milione di arrivi (1 milione 45 mila), con aumento del 67,2%, mentre i pernottamenti sono saliti del 52,2% a 1 milione 815 mila. Per un confronto, in provincia di Como sono saliti rispettivamente del 61,1 e del 3,0%, in quella di Lecco del 64,0 e del 37,5%, in quella di Verbania del 60 e del 55%.
Il punto è che Como e Verbania hanno molte più “presenze”: rispettivamente 3,2 e 3,0 milioni e se considerassimo anche le case private, il divario sarebbe maggiore. Varese ha “arrivi che rendono poco”: da “toccata e fuga”. Tra il 2021 e il 2022 i pernottamenti sono scesi da 1,91 a 1,74 a persona. La diminuzione, è vero, è c’è stata ovunque, ma a Como si è scesi da 3,84 a 2,46 notti, a Lecco da 3,17 a 2,66, In provincia di Verbania da 3,58 a 3,47, in quella di Novara (che comprende Arona) da 2,66 a 2,57. Traduzione: da noi i turisti sono per lo più di passaggio, oppure sono di transito per una notte da Malpensa, o ospiti per frettolosi viaggi di lavoro.
Emerge il panorama di turismo dei laghi le cui locomotive sono la “sponda grassa” (quella piemontese) del Lago Maggiore e il Lago di Como, con le loro strutture ricettive e ville di prestigio. Non a caso, in Lombardia – oltre a Milano – la locomotiva turistica è Brescia, con il Lago di Garda, dove nel 2022 i 2,76 milioni di arrivi hanno generato 11,36 milioni di pernottamenti, con una media di ben 4,1 notti a testa, sempre escluse le strutture private di affitto.
I numeri non dicono infatti tutta la realtà: i dati ISTAT comprendono gli esercizi alberghieri e, tra quelli extra alberghieri, solo quelli di natura “imprenditoriale”, mentre sono esclusi quelli “non imprenditoriali” e proprio questi sono quelli in più forte espansione. Così, sono inclusi i Bed & Breakfast ma sono esclusi gli affitti brevi, quelli da 1 a 30 giorni come AirBnB e simili.
Dell’importanza di questa componente in decisa crescita ci danno conferma alla Camera di Commercio di Como e Lecco, dove si sottolinea – citando i dati di Polis, struttura della Regione Lombardia, che i turisti che hanno visitato l’area lariana sono cresciuti rispetto al 2021 del 67,4%, da 1,1 a 1,8 milioni, e le presenze del 18,3% da 4,2 a quasi 5 milioni (4 milioni la sola provincia di Como)”, mentre secondo i più restrittivi dati Istat (alberghi e strutture imprenditoriali), nel 2022 le presenze sono state 1,6 milioni e i pernottamenti poco meno di 4 milioni. Tra Lecco e Como, ormai i flussi sono tornati superiori al 2019, ma con il medesimo trend cioè una crescita limitata all’extra-alberghiero. In Provincia di Varese Il 2022 è stato ancora sotto i livelli pre-Covid e quindi molte aspettative sono rivolte alla stagione in corso. I dati Polis, comprensivi sia delle strutture imprenditoriali sia di quelle private non imprenditoriali indicavano per il 2019 1,45 milioni di arrivi e 2,33 milioni di pernottamenti con Varese al penultimo posto in Lombardia per numero medio di pernottamenti per ospite (1,61), appena avanti a Lodi (1,53).
Un quadro insomma non entusiasmante, al di là di troppe dichiarazioni auto celebrative. Una politica che faccia del turismo un asse di sviluppo richiede non solo strutture ricettive adeguate ma anche punti di attrazione turistica oltre che artistica. SI tratta di valorizzare meglio i laghi, migliorare i collegamenti stradali e ferroviari (si pensi al nodo di Laveno e al raddoppio della linea Fnm) con il nord della provincia, internazionalizzare l’offerta di servizi. Il lavoro da fare non è poco, ma serve anche un regista.
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