L’intuizione di base è: “La Chiesa popolo di Dio”. È quindi evidente il legame di continuità con il Concilio Vaticano II. L’obiettivo è grande: Conversione pastorale per l’evangelizzazione.
Condizione fondamentale: “Convertirsi ad una comunione più intensa” (Arcivescovo Mario Delpini).
Però una sorpresa, non si parla di “povertà evangelica”, solo di “cura dei poveri nelle indicazioni pastorali”.
Non si parla di povertà della Chiesa locale, delle parrocchie, dei preti, dei presbiteri, delle famiglie cristiane…
Eppure, chiamati da Gesù, i pescatori del lago di Galilea “lasciarono tutto e lo seguirono”. Quando i dodici furono inviati a predicare, Gesù disse loro “non portate nulla per il viaggio, né borsa, né denaro”.
Gesù stesso nasce in una grotta, negli anni della sua predicazione, non ha dove posare il capo, muore sulla croce. La vita di Gesù è sotto il segno della povertà. Al nostro tempo in Italia e nei paesi europei dobbiamo registrare una seria crisi di fede: scarsa partecipazione alla messa festiva, specie dei giovani, calo impressionante delle vocazioni religiose, specie femminili, e delle vocazioni presbiteriali. Tutti siamo invitati seriamente a riflettere. Non si può dimenticare un fatto importante come il Concilio Vaticano II, momento storico ed entusiasmante, 1962/1965, per la Chiesa e per il mondo.
Papa Giovanni XXIII nel radio messaggio di presentazione disse: “La chiesa vuole essere di tutti, principalmente la Chiesa dei poveri”. Alla chiusura del Concilio un fatto straordinario ne esprime lo spirito. Nelle catacombe di Domitilla un gruppo di vescovi latino americani celebrano l’eucarestia e scrivono il PATTO DELLE CATACOMBE con queste indicazioni: “intendiamo vivere a livello della nostra gente, senza privilegi, abolendo tutti i titoli onorifici…” in seguito numerosi altri vescovi hanno sottoscritto questo patto.
Ma non vogliamo dimenticare alcune indicazioni preziose anche nel nostro tempo:
Al nostro tempo viviamo una profonda crisi di fede. Una domanda si impone: Il Vangelo che predichiamo è credibile?
Qualche cambiamento non di facciata andrà fatto nella vita e nelle opere dei cristiani.
Perché non ispirarci agli Atti degli Apostoli: “erano un cuor solo e un’anima sola… fra loro tutto era in comune…e nessuno tra loro era bisognoso” (atti 4,32-34)?
Incominciamo a pensarci ed invochiamo lo Spirito Santo.
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