Nato in Palestina, il Cristianesimo ebbe la sua prima diffusione in Giudea, Samaria e Galilea. I discepoli andarono in missione nella grande Siria (oggi corrispondente a Siria, Libano, Giordania) da Damasco ad Antiochia, a Edessa, nell’alta Mesopotamia, fino all’Egitto; quindi in tutto il resto dell’Impero greco-romano. La tradizione antichissima riguarda anche l’Etiopia (il ge’ez, la sua lingua classica è semitica) con missioni di origine, pur restando solo attestazioni di comunità cristiane della seconda fase missionaria attraverso la Chiesa di Alessandria nel quarto secolo. Non evidente risulta l’evangelizzazione dell’Apostolo Tommaso in India, come vorrebbe la tradizione, ma tentativi di penetrazione attraverso la Mesopotamia paiono attendibili e probabili.
Oggi la situazione del Medio Oriente non si dimostra per nulla stabile, con pesanti risultati sulla presenza cristiana. Il Libano ha conosciuto una grande migrazione con la guerra civile, lo stesso dicasi per la Siria con la guerra che ha fatto seguito alle primavere arabe. Stabile e tranquilla la situazione in Giordania, mentre in Palestina i cristiani sono quasi scomparsi da Gaza; a Betlemme si è passati rapidamente a una percentuale del 10%. Quasi inesistente in Iraq è l’insediamento del Cristianesimo dopo il passaggio dalla dittatura al caos. Qui i cristiani sono stati indotti alla fuga o forzati alla conversione o costretti ad una altissima tassazione. Molto ricca è invece la presenza per quanto riguarda la cultura cristiana in Asia Minore e Cappadocia, ma anche qui si registrano numerosi esodi, a prescindere dalla resistenza di alcuni monasteri storici e piccole comunità.
Col recente terremoto in Siria, susseguito alla guerra, si è verificata una grande migrazione interna verso Damasco o l’estero. Il sistema confessionale stabilito in Libano a garanzia di una presenza di deputati in Parlamento proporzionale al numero dei fedeli ha accusato nuove tensioni, per cui molte voci di provenienza greco-ortodossa, maronita e sciita si sono pronunciate per un sistema politico laico, anche per risolvere due nodi: i matrimoni misti e la rappresentanza della componente laica. La convivenza pacifica può essere garantita solo da una cittadinanza comune (v. il Documento di Abu Dhabi) per la transizione a un nuovo modello sociale. Purtroppo tale processo non è favorito da una mondo musulmano senza gerarchia unitaria, pur se l’Università di Al Azhar rappresenta un grande riferimento. L’Iran presenta la situazione più difficile e compromessa. Discendere dai documenti in campo ecumenico sino all’ordinarietà della vita dei fedeli è sempre arduo. L’ecumenismo deve parlare alla gente semplice, pena il non sapere uscire dalla propria bolla. Ci sarà un ritorno dalla diaspora? Si preserverà l’identità confessionale?
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