Si è spento qualche giorno fa Arnaldo Forlani. Di lui e su di lui si sono dette diverse cose. Da Fanfani che lo definiva “una mammoletta” ad un giornalista del Corriere della Sera che gli diede l’epiteto di “Arnaldo coniglio mannaro” per etichettarlo come un “falso” buono nel mondo dei capi corrente D.C.
Di lui ho in mente tre immagini che, in qualche modo, rappresentano non solo l’uomo, il politico, ma anche la comunità democristiana coi sui pregi e i suoi difetti.
La prima immagine che ho nei miei personalissimi ricordi è una foto riguardante il 1969. La foto, per i cultori di storia democristiana, è quella che sanzionò il famoso “Patto di San Ginesio”, patto che doveva sancire la presa di potere dei quarantenni, di una nuova generazione in casa democristiana e la messa a “riposo” dei capi storici dorotei e della seconda generazione. La foto assunta ad emblema di quell’accordo immortalava Forlani divenuto segretario nazionale della DC (1969-1973) e De Mita suo vice. Il patto, come la storia poi ci ha raccontato, non sortì nessun effetto e questo perché Forlani non volle andare allo scontro.
La seconda immagine che ho è molto più recente ed è un ricordo personalissimo. Forlani a Varese, era il 1989 o il 1990, alle Ville Ponti, luogo per eccellenza dei convegni DC a Varese. La Lega era già in auge e Forlani venne a Varese spiegandoci che lui, marchigiano, veniva da una terra di confine, come il nome ricorda, da una marca e che quindi conosceva bene il valore e i problemi dell’immigrazione come quelli dell’emigrazione. Fu un discorso lucido e razionale, un onesto tentativo di spiegare perchéé la protesta leghista non avesse senso, così come l’anti-meridionalismo di Bossi e soci e la volontà di secessione.
Ricordo bene in quell’occasione il mio amico Maniglio Botti, lui liberale risorgimentale oltre che grande giornalista, che mi disse: «Bravissimo, Forlani ha smontato tutte le ragioni di un fenomeno incomprensibile». E io, lo ricordo come se fosse ieri, anche per l’amicizia e la stima che ho sempre portato a Maniglio ribattei: «Vero Maniglio, Forlani è stato razionale, però noi siamo qui e vediamo il nostro mondo sgretolarsi e lui è a Roma e non vede quello che succede, né il perché i nostri elettori ci abbandonano per rincorrere uno che parla di secessione e di autonomia del nord».
La terza immagine che ho di Forlani è quella divenuta famosa al processo per tangentopoli. Lui interrogato da Di Pietro, se non ricordo male dopo Craxi. Con Craxi il PM aveva avuto l’atteggiamento di chi lascia la scena al primo attore e ne era venuto fuori uno scontro verboso che aveva anche ingigantito il “mito” del leader socialista.
Con Forlani ben altro atteggiamento. Di Pietro lo aveva umiliato, era stato brutale lasciandolo quasi tramortito e spaesato. Quelle immagini di Forlani così ridotto mi hanno sempre dato l’impressione di raffigurare il cupio dissolvi della Balena Bianca. Follini ha recentemente definito Forlani come l’uomo “dell’utopia del potere discreto”, intendendo con questo “il custode di un partito che non avrebbe dovuto essere troppo ingombrante nella vita del Paese, né troppo intrusivo nella vita delle persone”.
Insomma l’interprete vero di una essenza, quella del minimalismo della politica.
Le tre immagini che ho descritto sopra sono, a mio parere, la rappresentazione, in un certo qual modo, di ciò che è stata, in parte, la DC e di quello che è stato il modo, l’essenza dell’essere DC di Forlani.
Il desiderio di rinnovamento (“il patto di San Ginesio”), la razionalità e l’idea che la politica non dovesse essere intrusiva nella vita delle persone sino al punto di non essere più in grado di capire il Paese (Forlani a Varese) e, in ultimo, la consunzione di una comunità politica in un mondo che annunciava ruvidezza sconosciuta fino ad allora (l’interrogatorio di Di Pietro ).
Dal Patto di San Ginesio (fallito) nel 1969 al 1992 gli stessi uomini erano ancora protagonisti. L’assenza di generosità di una classe politica poteva solo portare alla consunzione una comunità che ha dato tanto al Paese, coi suoi pregi e i suoi difetti. E Forlani ne è stato, nel bene e nel male, un protagonista.
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