Di questi tempi gli incontri politici non godono di grandi consensi. Troppo grande è il distacco che si è prodotto tra cittadini, partiti, istituzioni. Se poi ti viene in mente di promuovere un incontro con i militanti di un partito che ormai è scomparso dalla scena da ormai più di trenta anni allora qualcuno può sentirsi autorizzato a darti del matto. Chi vuoi che venga? Sarà un flop? Ormai quella storia, stiamo parlando del PCI, è morta e sepolta!
Ma chi ha fatto parte di quella storia non si arrende tanto facilmente, ha sempre amato le sfide, anche quando essere militanti del PCI comportava rischi e discriminazioni. Figuriamoci oggi in cui tutt’al piu potresti essere accusato di essere un nostalgico, uno fuori dal tempo. Ma il tempo di oggi non è che sia proprio dei migliori.
E allora avanti, proviamo. Questo incontro s’ha da fare …e si farà!
Domenica 2 luglio, giorno dell’appuntamento alla Schiranna di Varese, accade qualcosa di incredibile: già un’ora prima del previsto (smentendo il detto che la sinistra arriva sempre in ritardo) comincia il flusso ininterrotto di persone che ben presto sarà una massa di 250/300 persone. Molti tra loro non si vedevano più da anni. Baci e abbracci, pacche sulle spalle. Che bello rivedersi tra amici e compagni che hanno condiviso un percorso politico comune, militanti e dirigenti ormai attempati (sono passati 32 anni dallo scioglimento del PCI), ma in cui è ancora vivo il ricordo di una stagione politica straordinaria e del ruolo avuto da Enrico Berlinguer nella loro formazione e passione politica. Il Segretario che ha guidato il PCI dal 1972 al 1984. L’uomo dai pensieri lunghi, aperto al dialogo e al confronto con tutte le forze della sinistra europea e dei movimenti anticoloniali, con il mondo cattolico e con i movimenti portatori di nuove istanze (ambientalismo, femminismo, pacifismo), sostenitore convinto della necessità di cambiare il modo di essere dei partiti e delle istituzioni ponendo al centro la questione morale. E il ricordo di quegli anni riscalda i cuori e riattiva la voglia di fare. Ma cosa si vuol fare?
Passione, rigore morale, lotta alle disuguaglianze sociali, impegno per la pace e contro ogni politica bellicista: su queste idee forti si costruirà la sfida che i promotori dell’evento intendono realizzare nel 2024, anno in cui ricorrre il 40° anniversario della morte di Berlinguer. Nessun reducismo, dunque, ma una sfida culturale e politica per affermare l’attualità di quel pensiero e dei valori di fondo che hanno ispirato l’impegno di tante generazioni. Tra i partecipanti all’incontro si è avvertito forte l’orgoglio di appartenenza e la necessità di riaffermare il ruolo avuto del PCI in settant’anni di vita nazionale, dalle prime esperienze nella Torino operaia alla ferma opposizione al fascismo, dalla clandestinità alla Resistenza, dalla fase costituente alle battaglie per la democrazia, dalla mobilitazione contro la strategia della tensione e le trame organizzate da fascisti e servizi segreti alla lotta al terrorismo, dalle battaglie per i diritti civili all’impegno per attuare la Costituzione antifascista nata dalla Resistenza. Da tempo è in atto un tentativo sempre più esplicito di riscrivere la storia a proprio uso e consumo. L’impegno degli ex PCI è di contrastare ogni forma di revisionismo e di manipolazione della storia. I tentativi della destra di legittimarsi riscrivendo il passato a proprio uso e consumo non riguarda però solo ciò che accaduto. Il loro intento, sempre più esplicito, è principalmente rivolto a cancellare o sminuire diritti fondamentali e ad affermare una visione asfittica della vita sociale e democratica. L’autonomia differenziata e il presidenzialismo rappresentano la punta dell’iceberg di una politica miope il cui esito non potrà che essere l’aumento delle disparità sociali e territoriali oltre che una torsione neoautoritaria in cui sarà sempre più residuale il ruolo del Parlamento e delle assemblee elettive.
Un vero e proprio programma di impegno culturale e politico che si vuole portare avanti in piena autonomia senza alcuna chiusura autoreferenziale e rivolto in primo luogo ai giovani assetati di memoria e desiderosi di una politica ricca di idee e di passioni.
Il senso dell’iniziativa del 2 luglio è chiaro. Perciò ogni interpretazione volta a piegare l’evento dentro dinamiche o giochi interni a questo o quel partito o, peggio ancora, in funzione di chissà quali calcoli elettorali, è fuorviante e completamente priva di fondamento.
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