Sviluppo vs ambiente, questo è il dilemma che attanaglia il futuro, anzi il presente, del nostro pianeta. Non possiamo più ignorare che le risorse naturali che permettono la presenza umana sulla terra non sono più disponibili con la stessa velocità con la quale le consumiamo. Beatamente circondati dalle comodità della vita moderna (si pensi alla quantità di elettrodomestici piccoli e grandi che abbiamo in casa a differenza di cinquant’anni fa) siamo arrivati al punto che ci vuole un anno e mezzo per ricostituire in ambiente quelle risorse che consumiamo in un anno. La specie umana, caratterizzata da una forte propensione ad esplorare nuovi territori, ha modificato profondamente ogni ambiente che ha conquistato, al pari delle grandi forze della natura che hanno determinato il corso della vita stessa sulla Terra. Una forza spaventosa, avvisano al Wwf, “capace di spostare più materia di quanto facciano i vulcani e il vento messi insieme, di far degradare interi continenti, di alterare il ciclo dell’acqua, dell’azoto, del carbonio e di produrre l’impennata più brusca e marcata della quantità di gas serra in atmosfera negli ultimi 15 milioni di anni”, tanto che si voleva definire l’epoca geologica che stiamo vivendo con il nome di Antropocene.
Manca una ventina di giorni dal prossimo summit Rio+20, l’evento mondiale dedicato alla sostenibilità ambientale in cui le Nazioni Unite discuteranno dell’avanzamento (zoppicante) verso l’obiettivo di ridurre entro il 2050 l’impronta globale dell’umanità al di sotto della soglia di capacità della Terra di sostenere la vita. Priorità concreta, e assoluta, devono avere la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 in atmosfera, il ricorso alle fonti rinnovabili. Per arrivarci si devono promuovere iniziative per migliorare l’efficienza energetica, e in generale responsabilizzare tutti gli attori coinvolti, siano pubblici amministratori o noi privati cittadini.
Già una ventina di anni fa, nel 1991, lo Stato italiano iniziò a trasferire la competenza in materia di energia alle Regioni, con lo scopo di decentralizzare e coinvolgere il maggior numero possibile di decisori pubblici nel processo di riduzione dei consumi energetici e di incremento dell’efficienza a tutela dell’ambiente. Da allora si sono succeduti molti protocolli, piani di azione, direttive leggi sia a livello internazionale ed europeo sia nazionale, regionale e comunale. Recentemente l’istituto italiano di ricerca Enea, per conto del Ministero dello sviluppo economico, ha promosso una azione molto incisiva con il progetto Lumière, basato su evidenze macroeconomiche, che individua fra le modalità preferenziali di risparmio energetico la riqualificazione degli impianti di illuminazione pubblica. Il progetto si prefigge di dialogare con i Comuni per trasformarli in Smart Cities: città domotiche, interconnesse, tecnologicamente all’avanguardia ma sostenibili.
Rio+20 apre la kermesse di eventi insistendo, oltre che sugli obiettivi anche sulla necessità di trasmettere conoscenza, perché se non c’è cultura alla base, non riusciremo mai a raggiungere il goal. È necessario superare le resistenze dovute a semplice ignoranza ma anche contrastare giochi di cartello di chi non vuole perdere privilegi storici, come i gestori di energia elettrica che penalizzano economicamente le scelte di sostituzione dei Comuni verso prodotti luminosi più efficienti: per loro implica minori guadagni la sostituzione di una lampadina tradizionale con una a tecnologia Led, che consente di abbattere dell’80% il consumo energetico a fronte di una durata di vita del prodotto molto più lunga e priva di manutenzione.
“È molto importante promuovere, tra le altre modalità di risparmio energetico, anche l’adozione di questa tecnologia innovativa, basata su criteri di efficienza e risparmio, promossa dalle istituzioni internazionali”, ha detto il professor Forcolini del Politecnico di Milano nell’evento divulgativo Smart promosso dal Comune di Varese con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti e il supporto di una azienda privata varesina. “Una progettazione e una gestione intelligente della luce artificiale nelle città è la base per una migliore sostenibilità e qualità della vita, mentre un’illuminazione inadeguata ed eccessiva produce spreco energetico e inquinamento luminoso. La tecnologia Led per gli impianti di illuminazione rappresenta oggi nel mondo un settore ad altissimo sviluppo che si aggiorna a una velocità esponenziale, e le sue caratteristiche sono in minima parte conosciute e applicate”.
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