Salvini si ripete. E noi idem, chiedendo scusa al lettore. Ormai non trascorre settimana senza ch’egli risparmi imbarazzi al centrodestra. Dunque al governo. Che motivo esisteva di proporre per le europee 2024 un’alleanza tirandovi dentro ogni tipo e genere di sovranisti/sovranismo? E di marcare l’amicizia con l’estrema Marine Le Pen? E di costringere Tajani, coordinatore di Forza Italia e vicepresidente del Parlamento europeo, a prendere le distanze? E d’inguaiare la Meloni, già di suo costretta a subire rovesci sul versante Ue, leggasi lo sgambetto subìto da Polonia e Ungheria a proposito di migranti?
Non esisteva, non esiste, alcun motivo valido. Se non quello di competere elettoralmente/irrazionalmente a molti mesi dall’apertura delle urne per Strasburgo: una bizzarria lunare all’occhio dell’uomo comune. Cui interessano altre questioni di vita quotidiana. Cui sta a cuore, se l’ha votato, un centrodestra italiano unito. Cui vengono i brividi pensando a un replay del 2019, quando Salvini spaccò la coalizione e fece cadere il Conte1.
Se poi la postilla è che il giorno successivo il capo della Lega sminuisce quanto dichiarato il giorno prima e derubrica a normali osservazioni i contenuti d’un intervento universalmente apparso al di fuori della consuetudine, si capisce come lo sconcerto prenda chiunque. Dentro e fuori la maggioranza che sostiene Chigi. Dentro e fuori i palazzi del potere. Dentro e fuori d’Italia, giusto nel momento topico per avere dall’Europa il sostegno finanziario richiestole.
Perfino, o forse specialmente, nella Lega sono in tanti a essere stufi del Salvini di governo e di lotta. Lo pensano, non lo dicono. Lo fanno talvolta intuire. Avvertono il pericolo che la gente malsopporti il doppio ruolo, e che interpretarlo non produca alcun valore aggiunto. Oggi e domani. Semmai produca, possa produrre, un travaso di consensi proprio verso il partito, Fratelli d’Italia, al quale il Capitano crede di sottrarre favore popolare con simili uscite. E forse anche verso Forza Italia, data per ormai inconsistente dopo la scomparsa di Berlusconi e invece, secondo i sondaggi, ancora gradita a un dieci per cento di connazionali.
Giusto tali rilevazioni hanno indotto Pier Silvio, figlio maggiore del Cav, a non escludere (smentisce con un “per ora”) il suo impegno sulle orme paterne. Probabilmente no, si tratta d’un accenno destinato a rimanere tale. Non improbabilmente sì, qualora i giochi nel centrodestra diventassero a tal punto confusi da richiedere la mossa del cavallo. Quella che disarcionerebbe le aspirazioni al primariato di Salvini prima ancora che s’insellassero sulla pubblica ribalta.
You must be logged in to post a comment Login