Col sole estivo, ci si divertiva a correre nei campi e a cogliere i soffioni, cercando con un solo colpo di far volare via tutto. Però il Tarassaco (il “soffione”) è la maturazione del “dente di leone”, il bellissimo fiore giallo che sboccia annunciando l’estate.
Il nome deriva dal greco “tarakè-scompiglio”, “akos-rimedio” = “cura agli squilibri”. Deriva dal suo ciclo vitale che ricorda il giorno e la notte (è giallo e dorato come il sole, si trasforma in una sfera simile alla palla lunare).
Per altri invece dal suo essere “un’infiorescenza” ossia una piccola città di minuscoli fiori che convivono armoniosamente. Così diventava simbolo di protezione e augurio di prosperità tanto da aggiungere un dente di leone al bouquet della sposa.
Nella mitologia greca si narra che Teseo mangiò per 30 giorni solo denti di leone per avere forza di sconfiggere il Minotauro. Oggi alcuni nutrizionisti la considerano una verdura più che un fiore ‘speciale’.
Nel linguaggio dei fiori il Tarassaco è fiducia, forza, speranza, perché solo chi riesce a staccarsi, vola e porta semi di novità.
Nel linguaggio del Vangelo fiducia, forza, speranza, si ritraducono nel valore delle fasi della vita: crescita, apertura, fioritura, maturazione, chiusura, trasformazione, nuova partenza.
Nel linguaggio della vita, fiducia, forza, speranza, si concretizzano nella potenza della gentilezza che fa maturare nel prendere con leggerezza le cose, nella capacità di staccarsi, di affidarsi al cielo. Come i soffioni.
La potenza della gentilezza ha bisogno però di germogliare dentro se stessi, in una ricerca interiore. Se parte da dentro, porta a seminare gesti attenti e accurati per fare stare bene.
Come al soffione serve un colpo di aria a pieni polmoni, così c’è bisogno di “agguati di gentilezza” che sorprendano: un regalo, un biglietto, una carezza, una parola, una proposta, attenzioni speciali per rendere speciale persone e giornate.
La potenza della gentilezza, perché parte da dentro, non può essere tenuta per se stessi, vuole disseminarsi e fa spuntare risposte gentili, producendo sorrisi in chi fa, in chi riceve e anche in chi guarda.
La potenza della gentilezza, infine ricomincia da dentro. Un soffione sembra poca cosa, sembra un nonnulla eppure ha in sé, nascosta, una potenza divina generativa.
L’aveva capito bene don Bosco: “Coltiva il giardino dei tuoi pensieri, riscalda la serra del tuo cuore, difendi il campo delle tue scelte, nessuno potrà rubarti la bellezza che hai in fondo all’anima”.
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