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Società

NON SOLO SCIENZA

ANNA MARIA BOTTELLI - 30/06/2023

caduceoRiflettendoci, cinquanta – come anni – sono veramente parecchi, mezzo secolo! Eppure a me sono volati! Sto riferendomi agli anni di Laurea in Medicina e Chirurgia festeggiati con numerosi altri colleghi il 23 giugno a Villa Cagnola durante una cerimonia organizzata dall’Ordine dei Medici e Odontoiatri della Provincia di Varese, dal titolo “Giornata del Medico”. In tale circostanza a noi anziani è stata donata dalla Presidente Dott.ssa Giovanna Beretta una pergamena unita al caduceo, il nostro simbolo. Erano presenti anche le giovani leve, per un ideale passaggio di consegne, i laureati del 2022, cui è stato donato il Codice Deontologico e il caduceo.

Cambiamenti davvero epocali sono avvenuti in questi 10 lustri per ciò che riguarda la tecnologia: allora solo la macchina per scrivere, ora il PC sempre più veloce e accessoriato. Si comunicava con carta, francobolli, raccomandate, ecc., ovviamente tutto con tempi diversi da ciò che oggi osserviamo tramite e-mail o pec. Ma ciò che era necessario lo si otteneva. Ora siamo in una società “super accelerata” dove tutto corre alla velocità della luce. Ma siamo proprio contenti?

Anche la tecnologia in ambito medico, applicata alla ricerca per diagnosi più approfondite o terapie più mirate, ha fatto passi da gigante. Pensiamo solo alla genetica, quando allora si parlava appena di DNA, della doppia elica scoperta nel decennio precedente. Ora l’indagine con i suoi vari acronimi ci conduce, attraverso la terapia genica, a correggere addirittura il gene difettoso che causa un certo tipo di malattia.

I medici hanno sempre fatto ricerca attraverso un database noto, il Pubmed, ora superato da altri più specifici per l’inquadramento di malattie rare, che poi così rare non sono. Più si indaga, più si scoprono quadri nuovi, ma soprattutto nuove terapie: per forme di epilessie farmaco resistenti o per encefaliti che un tempo avevano una prognosi infausta, per esempio, ora i farmaci biologici sono risolutori. Tutto questo ci fa ben sperare per il prossimo futuro, per cui il mio invito ai giovani è di mantenere sempre alto l’entusiasmo in ogni settore.

Ma non esiste solo la scienza per il medico, vi è anche una coscienza e una serie di principi da rispettare, contenuti nel Codice Deontologico e nel Giuramento di Ippocrate, letto durante la cerimonia. Tra le tante applicazioni di questi documenti almeno una è basilare: ricordare che il malato è una persona, non una malattia e tanto meno un numero di letto ospedaliero. Se bambino, ha un futuro da proteggere, se anziano, ha una storia da trasmettere.

Saper scrivere bene un’anamnesi, ovvero una storia su una cartella clinica, significa dedicare del tempo fatto di accoglienza, ascolto, empatia, ponendo attenzioni a tutti i piccoli particolari che il/la paziente riferisce. In questo modo, così insegnavano i miei maestri, si raggiunge più facilmente il primo inquadramento diagnostico che sarà poi supportato, per una maggiore definizione, da indagini laboratoristiche e strumentali. Similmente la visita, se eseguita con la compilazione attenta dell’esame obiettivo, orienta meglio la diagnosi. Purtroppo, e qui ritorno a questa società accelerata, anche questi due capisaldi dell’atto medico sono spesso velocemente compilati. Ne consegue poi una superficiale applicazione di protocolli, in ambito diagnostico o terapeutico, non sempre ad hoc.

Esercitare la professione medica – credo di poterlo scrivere dopo 50 anni di costante servizio – non deve essere un mero atto compilativo, ma una relazione tra persone che stanno comunicando tra loro. Da una parte uno stato di sofferenza da comprendere nei vari meandri, dall’altra l’offerta di capacità apprese e da aggiornare continuamente.

Ciò per non diventare “mestieranti” in una professione invece dove arte e scienza, umanesimo e tecnologia, tradizione e innovazione rappresentano la complessa cornice di un quadro che ogni medico deve saper dipingere e interpretare. Questo il mio augurio per le giovani generazioni.

 

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