“In Italia c’è una pessima cultura della sicurezza stradale, sulla strada non succedono incidenti, bensì omicidi, scontri, collisioni” lo ha detto meno di un mese fa in un convegno a Busto Arsizio Marco Scarponi, fratello del notissimo campione Michele, morto in seguito a un investimento da parte di un furgone sei anni fa mentre si stava allenando sulle strade di casa. La stessa sorte l’ha subita, il 22 novembre scorso, Davide Rebellin pure lui notissimo al grande pubblico dei ciclisti per le tante vittorie e per la sua longevità agonistica. Due incidenti mortali che hanno fatto molto rumore, vista la notorietà degli sfortunati protagonisti, ma che poco hanno inciso sulla tutela di ciclisti e pedoni, ovvero gli anelli deboli della strada. Prova ne sia che il mese di giugno appena concluso ha registrato una raffica impressionante di incidenti mortali ai danni delle due categorie di utenti.
A Milano, tanto per restare in zona, i ciclisti morti sono stati cinque più alcuni pedoni, una lunga scia di sangue, un massacro inaccettabile con il solito immancabile corollario di promesse da
parte delle pubbliche amministrazioni che, sull’onda dall’imperante e trasversale politically correct, promettono città green, ciclabili urbane da sogno, prevenzione puntuale e quant’altro, ma non vedono o fanno finta di non vedere le condizioni penose di strade e marciapiedi, le strisce pedonali pallide fino all’invisibilità diurna e notturna spesso causa o concausa di gravi incidenti. Per non parlare della segnaletica verticale talvolta resa inservibile da cartelli mal posizionati o addirittura divelti e non rimpiazzati con la necessaria sollecitudine. Insomma “roba minima” avrebbe detto Enzo Jannacci, cioè interventi normali per Comuni e Province che invece sotto gli italici cieli, compresi quelli della Lombardia “eccellente” per statuto, in molti casi non sono la regola ma l’eccezione.
Allora che fare in attesa dei classici tempi migliori. A nostro parere serve prima di tutto difendersi dalla prepotenza volumetrica di camion, autobus e automobili. Come? Ripassando e leggendo, per chi non lo avesse mai fatto, il codice della strada vigente (in attesa delle novità decise dal governo Meloni che il Parlamento deve approvare) le cui norme hanno lo scopo di rendere possibile una convivenza ragionevole tra i diversi utenti della strade.
Dunque ciclisti e pedoni, a propria difesa e tutela, rispettino innanzi tutto le norme che li riguardano. Non possiamo ovviamente proporre qui l’intero articolo 182 del C.d.S e tanto meno il Regolamento di attuazione. Alcune regole di base vale però la pena di rammentarle:
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