Quel che ci può arrivare da Federica ormai è anche superfacile da ipotizzare: trionfi, vittorie, ori da collezione con ampie possibilità di inizio di una fiorente attività di gioielleria. Niente d’inedito anche dagli “Europei” che, poi, lei considerava una tappa verso le Olimpiadi. Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. O meglio sotto e sopra l’acqua. E neanche pare il caso di preoccuparsi più di tanto di qualche pausa che sembra più conseguente ad una sottovalutazione –quasi una distrazione – dell’impegno che ad altro. Almeno così è lecito pensare.
Ma che i successi diventassero questione di famiglia sinceramente non era facile ipotizzare con tutto rispetto per la parte maschile della coppia visto che il Magnini era all’asciutto da lungo tempo e che pur restando apprezzabili le sue qualità rispetto alla femmina ci sfigurava parecchio. Ma la riscossa è arrivata a rendere meno salati gli effetti di un’inferiorità assolutamente inevitabile stante la classe della partner. Visto che l’allenatore dei due è lo stesso v’è quasi da pensare che una nuova vitalità al maschio sia proprio merito della femmina la quale – in più di una occasione, del resto – ha avuto modo di dichiarare di aver trovato in coppia quella tranquillità e sicurezza la cui mancanza, in precedenza, era sicura causa di qualche battuta d’arresto nei sui successi.
Vi è da credere che se dalla frequentazione dei due dovesse nascere qualcosa di deliziosamente sgambettante comincerebbe gli allenamenti già nel liquido materno: campioncino in precoce evoluzione.
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Cimberio e Varese calcio obbiettivi raggiunti con piena lode. Quanto a basket, il graduale superamento di qualche iniziale incertezza è coinciso con la altrettanto graduale maturazione del collettivo sotto la guida di un Recalcati confermatosi coach di eccellente qualità, anche se questo non ha tuttavia comportato la conferma (che sarebbe stata meritatissima) per la prossima stagione.
L’obbiettivo erano i playoff e lì si è arrivati senza possibilità di vanamente filosofeggiare su eventuali migliori traguardi. Impossibili, peraltro perchè nei playoff se capita tra capo e collo da affrontare lo squadrone senese si finisce, senza altre possibilità, con il perdere le ruote e finire fuori strada.
E se anche fosse finita con uno 0-3 non vi sarebbero state possibilità di recriminazioni. Quel “1”, invece, venuto a sostituire il probabile “0” è stato già premio più che sufficiente.
In sostanza identiche le speranze nel calcio: si contava sui playoff (con qualche timida ma un po’ sfacciatella pretesa in più) e ci si è arrivati. E in bellezza. Quel che conta più di tutto attraverso prove sempre ottime nonostante qualche punto inutilmente perso per strada del resto ampiamente recuperato con conquiste inaspettate.
Un bel Varese che ha dato tante e ampie soddisfazioni ai suoi tifosi.
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Si è chiuso il Giro d’Italia con il rispetto delle fin troppo facili previsioni che un generale livellamento di valori faceva già considerare alla partenza come decisamente vestito di monotonia. Perfino la maglia rosa ha finito con il ricoprire poche spalle appannaggio come è stata, per buona parte del percorso, del bravo Rodriguez che l’ha difesa con valore sino all’ultimo.
Per il resto cose notevoli sono venute, più che altro dalla nazionalità del vincitore – Hesjedal – un canadese primo assoluto nella storia dei vincitori del Giro. Così come merita rilievo la superba cavalcata di De Gendt sullo Stelvio e dintorni. Punto e basta.
Quanto al nostro Basso, ostinatamente inserito tra i pretendenti alla vittoria finale, sarebbe tempo di capire che i conti vanno fatti non con passioni nazionalistiche o regionalistiche ma alla luce dei fatti e delle possibilità.
Basso ha dato quel che poteva nell’ambito della sua non breve attività e più in là di così non gli era consentito di andare pur avendo a disposizione una delle più forti (se non la più forte) delle squadre partecipanti al Giro.
Questo è, oggi, Ivan Basso ed è inutile chiedergli imprese che sono al di là delle sue possibilità accreditandolo di un’eventuale vittoria finale che rende irriguardoso un quinto posto in definitiva positivo e alla sua portata e non sarà neppure impossibile che la Liquigas abbia a rivedere i rapporti delle sue gerarchie.
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