Decido di andare a Milano con un’amica, in treno. Ci consultiamo il giorno prima: facciamo il biglietto on-line? Ma no: e se domattina cambiamo idea? Lo facciamo in stazione, chi arriva prima lo fa per tutt’e due.
Arrivo prima io. Alla biglietteria c’è una discreta coda, soprattutto molto lenta. Comincio già a dare segni d’impazienza, quando si avvicina un ragazzo in divisa da addetto alle Ferrovie Trenord e chiede:
-Chi deve fare il biglietto? –
- Io – rispondo
- Venga – e mi precede fino ad un nuovo macchinario collocato a fianco della biglietteria “umana”.
-Ha il ricaricabile? – mi domanda
Le mie sinapsi, ancora intorpidite in quell’ora mattutina, cominciano ad agitarsi: che cos’ho di ricaricabile? La carta di credito? Non penso si riferisca a quella. Il telefono? Neppure.
Il giovane, visto il mio sguardo vacuo, si risponde da solo:
- No, non ce l’ha – E passa alla seconda domanda:
- Di che cosa ha bisogno?
Mi illumino: questa la so.
- Due biglietti ridotti per Milano, andata e ritorno.
Lui comincia a smanettare sulla macchina e, dopo qualche secondo, ne estrae un cartoncino bianco e verde.
- Questo non è il biglietto, è un tesserino ricaricabile; il suo biglietto è memorizzato qui dentro. Dovrà mostrarlo al controllore. Però aspetti che le do la ricevuta. La conservi col ricaricabile, perché se il controllore non riuscisse a leggerlo, dovrà mostrargliela.
Già comincio a vederla complicata e chiedo:
- Posso utilizzare questo biglietto quando voglio?
- No solo oggi, entro le 23,59. Però su questo supporto può caricare altri biglietti in futuro, sempre a data chiusa.
Un ultimo barlume di ottimismo mi induce ad affermare:
- Dunque non è più necessario obliterarli
- E no, vanno ancora obliterati. Su questo dispositivo – e mi indica una macchinetta sulla destra.
Irriducibile, domando:
- Ma anche al ritorno?
- Sì, anche al ritorno. Sono 10 euro e 20. Li inserisca lì -
Seguendo una logica di cui gli strumenti elettronici non sono, evidentemente, ancora forniti, azzardo:
- Beh, devo fare due biglietti, li pago insieme.
- No, deve pagarne uno per volta
Rassegnata, cerco nel portafoglio una banconota da 10 euro e una moneta da 20 cent e, mentre le infilo nelle rispettive fessure, guardo sgomenta le banconote che mi sono rimaste, tutte da 20. Ormai sono entrata nell’atmosfera surreale della situazione e sono certa che la macchina infernale non dà il resto.
Il ragazzo, sveglio, capisce al volo e mi conforta:
- Dà il resto – mi dice trionfante – fino a 9 euro e 95! Quindi con 20 euro non c’è problema.
Ah però! E se avessi avuto un taglio da 50? Non voglio pensarci.
Con il nostro ricaricabile e relative ricevute saliamo sul treno, dove – incredibile a dirsi – passa un controllore, munito di lettore di ricaricabili, il quale, contraddicendo quanto aveva sostenuto l’addetto in stazione, afferma che non è necessario obliterare il biglietto al ritorno. Alla nostra domanda su quale sia la ratio di questi cambiamenti, risponde:
- Per risparmiare carta.
Una ricevuta per ogni biglietto sarà un risparmio di carta?
Avrei molte domande da fare, alcune anche irriverenti, ma la conclusione, comunque, è che sui treni di Trenord non si possono più fare biglietti a data aperta. Si può modificare la data di quelli già pagati solo fino alle 23,59 del giorno precedente a quello per il quale è stato comprato il biglietto.
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