Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Cultura

DUE ISRAELE

LIVIO GHIRINGHELLI - 16/06/2023

israeleIl 14 maggio 2023, 75° anniversario della sua indipendenza, Israele ha fatto registrare non solo che le divisioni nella politica e nella società non sono diminuite, bensì che si sono ulteriormente approfondite, viste le manifestazioni che si susseguono incessantemente dal 29 dicembre 2022.

L’esistenza di profonde fratture all’interno si è evidenziata nei quattro turni elettorali precedenti quello del 29 novembre 2023 (elezioni di aprile e settembre 2019, marzo 2020, marzo 2021). Il governo di coalizione costituito nel marzo 2021 per uscire da un’impasse che durava da due anni, riuniva otto partiti molto distanti tra loro; il solo collante era l’opposizione a Netanyahu con divergenze insanabili sulla politica israeliana verso i Territori palestinesi (TOP): mancata approvazione della legge rinnovata ogni cinque anni, che prevedeva l’applicazione della giurisdizione civile di Israele ai coloni israeliani residenti nelle colonie in Cisgiordania.

La polarizzazione tra la maggioranza favorevole a Netanyahu e gli avversari convinti di un suo pericolo per la democrazia, è cresciuta negli ultimi mesi. Continua ad essere visibile una divisione che vede gli ebrei ashkenaziti occupare posizioni di maggior rilievo nella società israeliana. Un milione di ebrei provenienti negli anni novanta dall’ex Unione sovietica è risultato comunque un successo parziale, ma alcuni sono rimasti ai margini a causa della barriera linguistica e il livello di formazione inferiore nel tessuto professionale. La comunità dei provenienti dall’Etiopia (operazione Salomone, maggio 1991) si è rivelata più problematica, col lamento di una marginalizzazione rispetto alla situazione socioeconomica del Paese. La minoranza araba (più del 20% della popolazione) vede lo status dei palestinesi cittadini caratterizzato da numerose discriminazioni (si veda la Legge “Israele come Stato-nazione del popolo ebraico”, luglio 2018: diritto per gli ebrei e non per gli arabi di una propria autodeterminazione all’interno dello Stato, creando comunità esclusivamente di ebrei e declassamento dell’arabo da lingua ufficiale accanto all’ebraico a lingua con statuto speciale).

Negli ultimi anni poi la distanza degli ultraortodossi dal resto della società israeliana è aumentata e il loro tasso di natività è risultato più alto. Per descrivere la lontananza tra laici e religiosi ci si riferisce alle due città simbolo di Israele, Tel Aviv, dinamica e inclusiva e Gerusalemme, cuore pulsante dell’ebraismo, la prima più favorevole al centro sinistra, la seconda in maggioranza favorevole alle forze di destra e destra estrema.

Medinat Israel ritiene che l’elemento fondante del sionismo sia uno Stato con maggioranza di ebrei, a rappresentare anche un rifugio per gli ebrei di tutto il mondo. La visione di Eretz Israel privilegia invece la terra, cioè il controllo su tutta la Palestina storica del mandato britannico. Per loro la nascita di uno Stato palestinese in Giudea e Samaria significherebbe la fine del sionismo, con la perdita dei principali luoghi sacri. Per il sionismo neorevisionista la diplomazia non riveste alcun valore, l’unico strumento a cui ricorrere è la forza. Il postsionismo teorizza il superamento che trasformi Israele da Stato ebraico in Stato pienamente democratico, in cui i diritti non siano attribuiti in base all’appartenenza etnica.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login