Durante il recente mese di maggio, noto mese mariano, mi sono nuovamente recata a Lourdes, questa volta in pellegrinaggio con un gruppo di amici e non per accompagnare, come mi è sempre stato più consono, i malati. Quando si hanno cose da confidare o domande da porre si ricorre alla Mamma per eccellenza, che sa accogliere, ascoltare, consolare. Da Maria, la persona malata in senso fisico, psichico o spirituale attende sempre con fiducia e con speranza la risposta ai suoi numerosi e assillanti perché. Non è possibile tuttavia al ritorno nelle proprie abitazioni, avere risolto tutte le problematiche esistenziali, ma quello che ciascuno vorrebbe è almeno ricevere in dono la serenità utile poi per affrontare ogni tipo di evento. Del resto a Bernadette, in una delle sue apparizioni, la Madonna non le promise felicità in questo mondo, ma nell’altro.
Numerose sono le funzioni religiose che a Lourdes i pellegrini seguono: dalla processione pomeridiana con il Santissimo, alla flambeaux della sera, dai rosari che incessantemente si susseguono alla grotta, alla Sante Messe celebrate nelle diverse chiese. Si può stare anche in silenzio meditativo nella Cappella dell’Adorazione o svolgere semplici riti quale l’accensione dei ceri o l’aspersione di mani e viso con acqua benedetta. Basterebbe anche rimanere di fronte alla grotta quando l’afflusso dei pellegrini va riducendosi, in modo da avere minori dispersioni visive e uditive, per poter “colloquiare” direttamente con la Vergine.
Ma vi è una funzione particolare, la Via Crucis, che ho voluto subito ripercorrere, lungo una salita collinare. Ogni volta ricorda come sia necessario, direi sempre di più, aggrapparci a quella croce che ci permette di condividere con Cristo la sua passione e la sua morte. Se la “croce” esprime i nostri fallimenti, la nostra povertà, le nostre frustrazioni, il “segno della croce” che tutti noi abbiamo appreso sin dalla tenera età, annuncia invece l’Amore di Dio verso di noi, aprendoci alla realtà della vita eterna, la vita stessa di Dio.
Le meditazioni lungo la Via, proposte da un giovane e attento seminarista, hanno avuto come incipit una preghiera di Santa Bernadette, che ci ha poi fatto da guida lungo i vari momenti di riflessione. Alla prima stazione – Gesù condannato a morte – chiediamo al Padre “il pane della pazienza, per sopportare le pene che soffre il nostro cuore”. Per Gesù caricato della croce, “il pane della forza per spezzare la nostra volontà e fonderla nella sua”. Quando cade per la prima volta, alla terza stazione, chiediamo “il pane dell’umiltà”. Nel momento in cui incontra Maria sua madre, “vedere solo Gesù, in tutto e per tutto” è la nostra richiesta, suggerita da Bernadette. Alla quinta stazione Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce: la nostra domanda è il semplice “pane della carità”. Come “il pane del distacco dalle creature” è il suggerimento quando Veronica asciuga il volto di Cristo. Alla settima stazione – Gesù cade la seconda volta – chiediamo al Padre “il pane della verità”.
Insieme alle donne di Gerusalemme che piangono Gesù, “il pane della contrizione per i nostri peccati” è la nostra supplica. Per la terza caduta della nona stazione, “il pane della disponibilità e del servizio”. Quando Gesù viene spogliato delle vesti, la nostra richiesta è “il pane dell’oblio di sé”. Per Gesù inchiodato sulla croce, “il pane della libertà interiore”, così come “il pane della perseveranza” alla dodicesima stazione, quando Gesù muore sulla croce. Quando è deposto dalla stessa “il pane dell’abbandono filiale”, per concludere con “il pane della speranza” alla quattordicesima stazione, quando Gesù è deposto nel sepolcro.
Infine la quindicesima stazione, voluta da Papa Giovanni Paolo II – Gesù è risorto – si conclude con le parole tratte dalla “Preghiera di una povera mendicante a Gesù” di Santa Bernadette: “Gesù, Maria, la Croce, non voglio altri amici che quelli! Così sia”.
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