Si è svolto recentemente presso l’Aula Cripta del Dipartimento di Italianistica dell’Università Cattolica di Milano una giornata di studi dedicata alla “Linea Lombarda settant’anni dopo – Origine e confini di una questione” presieduta dal prof. Pierantonio Frare, direttore del Dipartimento e organizzata brillantemente da Francesca Mazzotta dottoressa di ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
All’interessante incontro, che ho avuto l’onore di partecipare e che ha molte radici varesine, ho potuto fare anche un intervento a margine “sull’eredità” raccolta più di vent’anni fa da Bruno Conti e di Luciano Anceschi. Ed è stata davvero una grande occasione per la cultura e per la ricerca letteraria prealpina.
È però doveroso fare un piccolo excursus sul “librino” dal titolo emblematico “Linea Lombarda”, edito a Varese nel 1952, dalla Editrice Magenta, nome mutuato dalla via dove era ubicata, appena fuori dall’autostrada, l’omonima cartolibreria gestita da Bruno Conti poeta e insegnante di italiano nelle scuole medie superiori e dalla sorella. La piccola antologia recava la prefazione dell’insigne Luciano Anceschi, cattedratico di Estetica dell’Università di Bologna, e comprendeva sei autori attivi nella regione insubre: il più autorevole Vittorio Sereni, poeta tra i più importanti del ‘900 nato a Luino nel 1913 e residente a Milano, che aveva già pubblicato due libri, “Frontiera” nel 1941 e il più fortunato “Diario d’Algeria” nel 1947, che raccontavano in chiave personale la triste vicenda della guerra. Seguivano Roberto Rebora (1910), nipote d’arte del più noto Clemente, il ticinese Giorgio Orelli (1921), i milanesi Nelo Risi (1920) e Luciano Erba (1920), e da ultimo il comasco Renzo Modesti (1920).
È il caso di rammentare che, sempre per i tipi della Magenta, Luciano Erba insieme a Piero Chiara scriverà l’introduzione all’Antologia dedicata alla poesia giovane, “Quarta Generazione” uscita due anni dopo (1954), che tra gli altri avrebbe incluso poeti di grande vaglia come Andrea Zanzotto, Pier Paolo Pasolini, Alda Merini, David Maria Turoldo e tanti altri. Numerosi e autorevoli sono stati gli invitati al convegno, primo Niva Lorenzini, esperta di poesia contemporanea e studiosa dell’Unversità di Bologna, seguito da Paolo Giovannetti dell’Università di Comunicazione e Lingue IULM, che ha parlato dell’aspetto globale di critica sull’intera antologia. Poi, Francesca d’Alessandro della Cattolica che ha conversato sull’ingombrante “vessillo lombardo” del libro, e Pietro De Marchi dell’Università di Zurigo che si è soffermato sulle considerazioni critiche di Giorgio Orelli, e Giovanna Ioli dell’Università di Torino che è intervenuta con una relazione dell’ultimo lavoro poetico di Nelo Risi.
Roberto Cicala dell’Università del Sacro Cuore, ha trattato invece l'”oggetto e simbolo” di Luciano Erba fra poesia ed editoria mentre Lucia Geremia, sempre dell’Università Cattolica, ha riferito dei suoi studi sul “rifiuto” di Roberto Rebora della Linea Lombarda. Molto significativi gli interventi della stessa Francesca Mazzotta che ha puntualizzato la forza della parentesi attorno a Piera Badoni poetessa lecchese (1912) a torto considerata tra le voci minori della linea lombarda di allora, e Paolo Senna, che ha parlato dell’intuizione di una linea in “re” della poesia di Renzo Modesti.
È seguita una tavola rotonda davvero molto interessante moderata da Giuseppe Langella con poeti di fama come Franco Buffoni, Maurizio Cucchi, Guido Oldani, Marco Pelliccioli, e Fabio Pusterla. Dalla giornata di studi e dal dibattito emersi risulta chiaro che il libro desta ancora molto interesse sia nazionale che internazionale, per l’importanza del suo percorso letterario di poesia e critica attorno ai nostri laghi. Tanto da emulare il “Lake district” inglese una regione nella contea inglese di Cumbria, nel nord-ovest dell’Inghilterra, e chiamare i poeti di Linea Lombarda, i “poeti laghisti”. Insieme alla capitale è forse uno dei luoghi con la più forte impronta letteraria inglese. Nel 1800, infatti, un gruppo di poeti del Romanticismo fece di questa regione la propria casa, il proprio tema, la propria ispirazione. A questo gruppo di Romantici venne affidato il nome di “Lake poets”, i poeti del lago. Tra essi, William Wordsworth, la sorella Dorothy, Samuel Taylor Coleridge, Robert Southey, Thomas de Quincey. Un bel gemellaggio con Varese non c’è che dire, dove anche la nostra città è stata ed è un florilegio di nuove voci e di indimenticabili “notti di poesia”.
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