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Sport

MAGMA BIANCOROSSO

FABIO GANDINI - 09/06/2023

basketL’immagine è quella di un magma. Che cresce, si espande a destra e a manca non seguendo precise coordinate, poi ribolle, scappa, torna indietro, ricomincia a crescere. Solo a un certo punto, indeterminato all’orizzonte, finalmente esce dal suo costretto guscio e – solidificandosi – trova una forma definitiva.

Tale pare l’evoluzione societaria in casa Pallacanestro Varese, il simbolo sportivo cittadino che da due anni sta vivendo una metamorfosi ancora lontana dall’essere conclusa.

L’avvento del campione Luis Scola in una Last Dance sul campo mortificata dal Covid e dai palazzetti vuoti. La decisione del medesimo di fermarsi a Varese per investire il proprio tempo e la propria figura nel futuro del club. I primi terremoti che hanno fatto uscire di scena alcuni rappresentanti della vecchia guardia (a partire dall’ex GM Andrea Conti) e introdotto nuove leve idonee alla visione di El General (Michael Arcieri general manager, l’impostazione americana e internazionale dello staff tecnico, alcune nuove professionalità negli uffici e in palestra). La riacquisizione del settore giovanile dopo lo spin off con Gianfranco Ponti. Il palesarsi – non casuale – all’orizzonte di investitori stranieri, nello specifico gli australiani del gruppo Pelligra. Il caso Tepic, che ha frustrato con i suoi risvolti giudiziari una stagione (quasi) memorabile sul campo, negando alla brillante squadra che si è esibita quest’anno la gioia dei playoff e mettendone addirittura a rischio la permanenza in Serie A.

Ricostruzione sommaria che ci porta agli ultimi accadimenti, risalenti alle scorse settimane. Fuori gioco il vecchio consiglio di amministrazione, con dimissioni anticipate rispetto all’atteso, dentro un nuovo organo: Toto Bulgheroni, padre nobile del basket varesino, diventa presidente, Scola resta amministratore delegato, il consorzio Varese nel Cuore – che per dodici anni ha mantenuto in vita il sodalizio – sparisce dalla stanza dei bottoni (prima ancora che le sue quote scendano formalmente al 5% dal 45% attuale) e così fa lo storico sponsor Openjobmetis, con il presidente della stessa (nonché ormai ex presidente di Pallacanestro Varese) Marco Vittorelli a pagare (da non unico colpevole) la gestione del succitato caso Tepic e la conseguente inibizione di tre anni comminatagli dalla Federbasket. Contro la quale ha fatto (autonomo) ricorso.

Sarebbe successo (quasi) tutto comunque e la ragione è appunto il sospirato avvento degli australiani che andranno ad accaparrarsi la metà della torta proprietaria e metteranno anche i loro uomini sul ponte di comando. Ma non sarebbe accaduto con queste tempistiche e soprattutto non sarebbe accaduto così: paradossalmente, infatti, il terremoto primaverile – che ha portato le vicende cestistiche con disonore sulle pagine dei giornali nazionali e recato sconcerto e nocumento all’incolpevole Scola – allo stesso tempo ha fornito al nuovo dominus argentino ancor più spazio di manovra. Anzi di rivoluzione.

E allora vale la pena di andare a vedere chi sono gli altri neo entrati nelle stanze supreme biancorosse, in attesa degli aussie, perché anche dal loro identikit ben si comprende dove voglia tirare il vento del futuro societario. Il primo è Paolo Perego, ex amministratore delegato di Irca, colosso italiano del food, ed esperienze di notevole livello nei board di Bacardi e Campari. E poi Mario Vernazza, socio di Celtic Asset Management, fondo di investimento immobiliare, anch’egli con un curriculum di rilievo nel business globale.

Insomma Luis Scola sta costruendo una Varese di respiro internazionale, aperta a nuove opportunità, forse anche a nuovi mercati. Una Varese guidata anche da manager, non da imprenditori che si prestano per passione e amore per la causa. Una Varese che abbia le carte in regola per diventare appetibile e per cercare dentro e fuori dal proprio territorio nativo i mezzi per il suo sostentamento. Una Varese sostenibile, soprattutto.

Una Varese, insomma, mai vista prima in 78 anni di storia.

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