L’Annunziata se ne va dalla Rai non per un fatto preciso, ma perché “non condivide nulla di questo governo”. E chi le ha chiesto qualcosa? Ma da quando una giornalista del servizio pubblico (e che quindi dovrebbe essere indipendente per definizione) se ne può uscire così, sottolineando ancora una volta la partigianeria politica del suo ruolo, dopo che per decenni – come Fazio – ha imperversato indisturbata con i suoi programmi, commenti, interviste, interruzioni quando era obbligata a convocare (finalmente) un ospite non allineato. Ma un teleutente qualsiasi non dovrebbe avere il diritto di chiedere conto della faziosità dell’Annunziata, visto l’obbligo assurdo a pagare il canone ad un’azienda che ha consumato risorse inenarrabili, mortificando infinite volte l’informazione lottizzata?
Vada avanti senza indugio il governo a ripulire per quanto possibile questo carrozzone e se qualcuno se ne va per conto suo, ponti d’oro.
Tanto sappiamo tutti che l’Annunziata avrà un prossimo seggio graziosamente offertogli dal PD (già alle prossime europee?), così come avvenne per la Gruber, Sassoli, eccetera.
Quello che chiedo al governo Meloni è piuttosto di mettere al posto dei compagni che se ne vanno non dei “camerati”, ma gente in gamba, attenta, simpatica: facce nuove per rinnovare una TV pubblica che per me ha comunque poco senso, ma che – se proprio dobbiamo tenercela – sia allora pluralista vera. Pluralismo non significa bilanciare i secondi per questo o quel partito in nome di una pseudo par-condicio, ma per offrire inchieste coraggiose, indagini serie (su tutti), ospiti pluralisti e dibattiti veri e non precotti.
È davvero chiedere troppo? Se la Rai fosse costretta finalmente a campare senza canone imposto, reggendosi con le proprie gambe (così come da sempre le altre TV commerciali della concorrenza, a cominciare dalle reti Mediaset che spesso la battono a costo zero per il contribuente) credo che – per cominciare – taglierebbe i suoi costi spesso esagerati, gli sprechi, le assunzioni pilotate ecc. ecc.
Di questo, per cominciare, ne avremmo molto bisogno.
Ma se queste cose sono andate avanti per decenni (e non mi illudo che cambieranno) è stato anche per l’incapacità del centro-destra ad occuparsi sul serio della RAI che non deve essere intesa come posto utile per imbucare l’amica-attricetta di turno, ma da presidiare seriamente, quotidianamente, contestando gli sprechi così come le forzature a sinistra che sono andate avanti indisturbate per anni.
Dov’era la “commissione parlamentare di vigilanza” quando c’era da imporre pluralismo e trasparenza proprio all’ Annunziata, a Saviano, a Fazio e compagnia cantando?
Luciana Littizzetto ha concluso il suo show tra gli applausi scroscianti degli astanti (messi lì a pagamento) affermando “Cara Rai, restiamo amici, chissà magari un giorno ci rivedremo, spero in un’Italia un po’ diversa. Un’Italia dove la libertà sia preservata e dove il dissenso sia sempre leale…e non dimenticarti mai che il Servizio Pubblico è di tutti. Di quelli che la pensano come chi governa, ma anche di quelli che pensano il contrario, persino di quelli che non sono andati a votare”
Parole sante, sottoscrivibili, ottime, ma quando mai nella sua trasmissione si è visto un vero pluralismo?
Forse che l’onnipresente Saviano non ha sempre connotato ogni suo intervento in un attento e preconcetto discorso politico? Questi monologhi andavano ed andrebbero controbilanciati, ma nello stesso tempo potrebbero mettere in luce una realtà che spesso a destra non si ha il coraggio di ammettere ovvero l’incapacità a proporre una propria visione e alternativa culturale.
Fino ad oggi la scusa poteva essere quella della mancanza di spazio nella Tv pubblica, ma adesso – se ci si crede veramente in un progetto globale – sono nuovi valori (e volti) che devono emergere, mentre il rischio è di riscoprirsi spaventosamente indietro rispetto alla sinistra, dove la cultura ha fatto “sistema” sicuramente auto-referenziandosi, ma potendo disporre anche di un grande parterre preparato negli anni, esattamente come nel mondo della scuola, delle amministrazioni locali, della magistratura. Questo è il compito immane che ha davanti la Meloni e – tra alleati scomodi e incrostazioni varie- sicuramente non sarà facile per lei come per tutti uscire dal tunnel e riveder le stelle.
You must be logged in to post a comment Login