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Società

DIFFERENZA

ROBI RONZA - 09/06/2023

natalitaDiciamolo ancora una volta: il crollo demografico è un problema più culturale che politico. Altrimenti non si spiegherebbe perché nella povera Italia del 1942 e del 1943 – in guerra, con centinaia di migliaia di uomini al fronte lontani da casa, e con 40 milioni di abitanti, ossia quasi 19 milioni meno di oggi — nacque il doppio dei bambini che nascono adesso.

Beninteso non si vuol dire che una politica per la famiglia e la natalità non conti niente. Lo confermano i dati relativi alle due provincie di Bolzano e Trento, le quali con una specifica e buona politica al riguardo fanno registrare un tasso di fertilità superiore alla media nazionale. Nondimeno a pari condizioni di vantaggio e di assistenza corrisponde, come ricordavamo, una marcata differenza a favore di Bolzano (Crisi demografica: un problema culturale prima che politico. La lezione di Bolzano e Trento, 17 aprile 20223), che si spiega solo con motivi di ordine culturale.

Voglio dire che è il crollo demografico è un problema che va contemporaneamente affrontato dalla politica e da forze culturali e sociali, essendoci molto da fare sia in un campo che nell’altro. Sul piano politico non c’è dubbio che l’attuale governo si è schierato in proposito, come dimostra il fatto che è il primo ad avere un ministro, anzi una ministra, per la Famiglia, la Natalità e le pari Opportunità nella persona di Eugenia Roccella.

Nella cultura e nella società si alzano attualmente singole voci a favore della fertilità anche da dove non ci lo si attenderebbe. Si veda sul Corriere della Sera l’editoriale dal titolo “Fare figli in tempi difficili” firmato da Beppe Severgnini. Tuttavia è chiaro che la maggiore forza sociale da sempre e con una forte e motivata posizione schierata per la natalità è la Chiesa, e che le famiglie italiane numerose sono oggi per lo più di ambiente cattolico, oppure di ambiente ebraico (queste ultime però, in proporzione all’esiguità numerica dell’ebraismo italiano, inevitabilmente poche).

Ai fini di un’uscita rapida e diffusa dell’attuale situazione di declino della natalità, è perciò innanzitutto la Chiesa che può fare la differenza. Una lettera pastorale collettiva dei vescovi italiani sulla natalità avrebbe certamente nel nostro Paese un’eco sociale di un’ampiezza straordinaria, di certo maggiore di quella di qualsiasi altra fonte. Ed analogamente lo avrebbe il metter a tema il problema nella predicazione domenicale. E le famiglie cattoliche dovrebbero venire invitate ad assumersi sempre più ampiamente e più consapevolmente la natalità come loro impegno e testimonianza tipica e anche come servizio al Paese.

www.robironza.wordpress.com

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