“Il governo francese si risolse nel 1916 a organizzare l’invio regolare di treni di rifornimenti ai suoi prigionieri, salvandoli così dalla fame. Gli Austriaci proposero la stessa soluzione al governo italiano, che rifiutò.” Così un documento dell’epoca mette nero su bianco una verità tragica e dimenticata che lo storico Alberto Tognola, ex sindaco di Daverio, fa riemergere dagli archivi per sottolineare –scrive – come “il governo sapeva che la carenza di cibo avrebbe aumentato il numero dei decessi, ma considerava questa conseguenza la giusta punizione per un ‘disertore’; una sorta di pena di morte senza tribunale militare da usare come arma per scoraggiare la resa al nemico delle truppe al fronte”. È questo il filo conduttore del suo ultimo libro “Fratelli La prima guerra mondiale e i Daveresi”, un approfondita e puntuale ricerca su come la piccola comunità di Daverio visse gli anni della Grande guerra sia sul versante militare sia sul versante, non meno denso di sofferenze e privazioni, della vita civile. I caduti in guerra furono quarantuno – sicuramente accertati – mentre una quarantina finirono nei campi di prigionia allestiti nei territori dell’impero austroungarico. Seguendo il filo dei loro scarni e drammatici diari, l‘autore racconta le sofferenze, le privazioni, le violenze subite da migliaia di soldati italiani finiti nelle mani del nemico e abbandonati al loro destino dal governo di Roma che nel primo dopo guerra ancora non si era del tutto emendato dal furore bellicista dell’allora capo di Stato Maggiore, il generale Luigi Cadorna nativo di Verbania. Costui aveva di fatto reintrodotto, nel periodo del suo comando, “la decimazione”, pratica punitiva risalente all’antica Roma, non prevista dal codice penale militare e ciò nonostante ripetutamente applicata nelle zone di guerra sul fronte italiano. Prevedeva, per disertori e militari sospettati di possibile resa al nemico, la fucilazione di un soldato ogni dieci tra quelli indiziati. La stessa Commissione d’inchiesta sulle disfatta di Caporetto la definì “provvedimento selvaggio che nulla può giustificare”. Lasciare i prigionieri di guerra italiani al loro destino nei campi di raccolta senza alcuna assistenza dello Stato fu dunque in qualche modo l’esito finale ed estremo di una filosofia punitiva che, di fronte alla difficoltà della guerra, vedeva nei soldati i primi e unici responsabili di scelte strategiche e tattiche maturate altrove. Grazie agli archivi comunali, a quelli della parrocchia e ad alcune testimonianze, Alberto Tognola ricostruisce le scarne biografie dei daveresi finiti nei terribili campi di prigionia di Sigmundsherberg, a nord-ovest di Vienna; di Breitenlee tra Austria, Slovacchia e Ungheria; di Mauthausen dove morirono 1759 italiani e furono reclusi quindici sodati di Daverio; Mauthausen diventerà negli anni ‘40 uno dei più efficienti campi di sterminio nazisti. In pratica abbandonati dallo Stato, a occuparsi dei prigionieri italiani furono soltanto le loro famiglie e tanti generosi cittadini. Lo fecero attraverso le numerose congregazioni di Carità, i Comitati di Assistenza civile, quello della Croce rossa italiana in particolare guidato dal senatore Giuseppe Frascara che invano cercò di sensibilizzare i governi di Roma sulla tragedia che si stava consumando nei campi di prigionia dell’Impero austroungarico ormai in disfacimento. Allora Daverio era un paese eminentemente agricolo e la chiamata alle armi dei suoi uomini più giovani e forti, quindi adatti ai lavori agricoli, incise pesantemente sui redditi delle famiglie e su un tenore di vita già molto precario. Pochissime infatti furono le licenze agricole concesse ai daveresi dai comandi militari. Passo dopo passo Tognola, con la sua puntigliosa ricostruzione, fornisce ai lettori un quadro completo, realistico e crudo – anche dal profilo sanitario – delle condizioni di vita a Daverio subito dopo la fine della Grande guerra, “l’inutile strage”, come la definì Papa Benedetto XV, costata la vita a 600 mila italiani.
Fratelli La prima guerra mondiale e i Daveresi, Alberto Tognola, verrà presentato venerdì 16 giugno 2023 alla Palazzina della cultura di Daverio, via Giuseppe Verdi, ore 21.
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