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Attualità

BOSCHI E MISERIE

FABIO GANDINI - 09/06/2023

spaccioDimmi di che reati ti macchi di più e ti dirò che territorio sei.

Su quali muri stiano andando a sbattere la provincia di Varese e la società che la popola è interrogativo che giunge all’indomani del 209° anniversario dell’Arma dei Carabinieri, festeggiato anche a Varese con una sontuosa e sentita cerimonia tenutasi presso il Comando Provinciale di via Saffi.

I militari locali sono il presidio ultimo e più vigoroso contro i crimini commessi nel Varesotto. Lo dicono i numeri: la repressione di nove reati su dieci è a loro carico. Tra giugno 2022 e maggio 2023 i componenti dellArma provinciale hanno garantito mediamente non meno di 100 servizi di prevenzione generale al giorno, sottoponendo a controllo circa 91.500 veicoli e identificando più di 142.000 persone. L’attività investigativa e di contrasto ha poi consentito di denunciare complessivamente 5.337 persone, 481 delle quali arrestate e 4.856 deferite in stato di libertà.

Esaminando nel dettaglio le manifestazioni criminali maggiormente evidenziatisi in questo lasso di tempo sul territorio, si riscontrano due tipologie di reati che hanno assunto una più spiccata rilevanza pubblica, ossia le truffe in danno di persone anziane e lo spaccio di stupefacenti, in particolare il cosiddetto “spaccio nei boschi”, locuzione che fa intendere come il luogo di commissione sia diventato talmente peculiare da costituire un elemento identificativo del reato stesso.

Per cercare di avere ragione degli spacciatori che si mimetizzano nel verde, i nostri carabinieri hanno anche avuto bisogno dei rinforzi: si tratta dei cosiddetti Cacciatori”, arrivati dai comparti calabresi, sardi, siciliani e pugliesi. In due mesi le forze congiunte, locali e non, hanno arrestato qualcosa come 40 persone e ne hanno denunciate 13; hanno poi smantellato un centinaio di bivacchi, sequestrato almeno 15 chilogrammi di droga e almeno 100 mila euro in contanti, nonché – a ogni operazione – armi e svariati “oggetti del mestiere”.

Bastano queste cifre a descrivere l’ampiezza del fenomeno di cui è ostaggio il Varesotto, che nel caso di specie viene colpito dalla malavita lì dove fa più male. Perché la nostra è una terra di boschi: di essi ne è coperta, in montagna, collina e pianura, e se ne è sempre fatta vanto. I nostri boschi sono sempre stati un rifugio, un ristoro per il tempo da dedicare a sé stessi o alle compagnie più gradite.

Sono sempre stati e sono sempre stati vissuti, quindi, come una pertinenza ineliminabile della nostra casa, di quella nostra stessa esistenza che il destino ha voluto si compisse qui: assistere impotenti alla loro “occupazione” criminale è allora una pena. E la violenza cui sono sottoposti è sintomatica del verso sbagliato del letto da cui ogni mattina si alza il mondo.

Riflessioni e conclusioni similari valgono, ancor di più, per le truffe ai danni degli anziani. Approfittarsi dei più fragili, dei più indifesi, di chi per età e condizione non può più opporre una vigorosa autodifesa alle malefatte altrui è la miseria più intollerabile dell’universo: è un homo homini lupus all’ennesima potenza ed è un fenomeno da estirpare con ogni mezzo possibile.

Ben vengano anche gli incontri di prevenzione, organizzati dalle medesime forze dell’ordine: conoscere i contesti di pericolo è il modo più immediato di disarmare gli approfittatori. Ma è solo un primo passo: quello più importante – vale anche per i boschi infestati – sarebbe il nutrimento di una nuova coscienza civile capace di ribellarsi alle vere ingiustizie, di fare quadrato, di proteggere i valori immodificabili del vivere civile e di stigmatizzare in tutto e per tutto il male, senza voltare la sempre la testa dall’altra parte.

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