L’intensa spiritualità che Albino Reggiori ha trasferito in rosoni e guglie gotiche ben si sposa alla sacralità che pervade l’Eremo di Santa Caterina del Sasso: non poteva essere più adatta la scelta dei locali del Convento Meridionale e della Sala del Capitolo per ospitare la mostra “ALBINO REGGIORI”. Rosoni di luce che una gita all’Eremo di Leggiuno consente di ammirare, insieme al suggestivo complesso religioso, sino al 4 giugno.
Ceramiche, acqueforti, tele e disegni esposti in mostra sono esplicative della naturale aspirazione dell’anima umana all’Altissimo, che è ben resa in particolare nel soggetto delle cattedrali, nelle cuspidi e nei rosoni che divengono “l’alibi perfetto” per riflettere sul senso dell’uomo.
Curata da Angela Reggiori, la figlia incisore e ceramista diplomata a Brera che ha lavorato in studio con il padre, è un tributo all’artista scomparso dieci anni fa.
Albino, iniziata da giovanissimo l’attività di decoratore-ceramista in una fabbrica di Laveno, studia all’istituto professionale di Laveno ottenendo il diploma di ceramista.
La frequentazione di maestri come Spaventa Filippi e Marco Costantini lo arricchisce di conoscenze tecniche e creative; ma la svolta nella sua formazione viene da Ambrogio Nicolini, stimato come maestro d’arte e soprattutto maestro di Spirito.
Partecipa alle esposizioni nazionali di Faenza, Castellamonte, Albisola le “città della ceramica” quando è appena ventenne, poi partecipazioni mostre collettive e personali si susseguono, segno dell’apprezzamento di cui ormai gode, molte anche a Laveno e a Varese, nei locali della Kolbe, insieme a Renzo Igne, collega con cui condivide passione per la ceramica e senso religioso.
In un ambito tattile come quello ceramico Reggiori introduce una dimensione concettuale legata al suo sentire personale: è la dimensione religiosa dell’esistenza che riassume nell’elemento che diviene indicativo della sua cifra di artista, il rosone delle cattedrali gotiche. Elemento conosciuto e approfondito dopo la lettura de I costruttori di cattedrali di Jean Gimpel.
Alla dimensione verticale propria dell’architettura gotica, che declina in uno spazio fantastico che sfugge alle comuni regole dello spazio e del tempo, unisce la circolarità del rosone che proietta lo spettatore in una spazialità vertiginosa in cui la coscienza è obbligata al confronto con i quesiti fondamentali dell’esistenza, con la limitatezza della temporalità umana, ma senza disagi o timori perché la dimensione dilatata è verso quell’infinito cui è destinato l’uomo.
Insieme alle cattedrali gotiche e ai rosoni realizza le urne, la prima dopo la morte di suo padre avvenuta nel 1981, che – racconta Angela- sono «ricollegabili ad un messaggio trascendentale e di intima consapevolezza e speranza».
La padronanza grafica gli consente una resa formale elegante: le ceramiche diventano concretezza tattile di pensieri e sensazioni; i volumi sono increspati con maestria, la manualità rende le scalfitture e i rilievi dei merletti preziosi di alta levatura.
Il lavoro nella ceramica di Albino è sempre fatto con estrema passione, col controllo di ogni dettaglio e con la cura meticolosa da miniaturista. L’ariosità nella progettazione delle opere si mescola a studi sul colore preziosi e indimenticabili sino a raggiungere una cifra cromatica personalissima: quel ‘blu cobalto’ per il quale è conosciuto e riconoscibile.
ALBINO REGGIORI. Rosoni di luce
Eremo di Santa Caterina del Sasso
Fino al 5 giugno 2023
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