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Urbi et Orbi

LO SGUARDO DI CRISTO

PAOLO CREMONESI - 02/06/2023

Il “Volto santo” di Manoppello

Il “Volto santo” di Manoppello

Una strada in salita che devia dalla provinciale. Siamo nel cuore dell’Abruzzo, in provincia di Pescara: brulle colline alternate a verdi altopiani secondo lo skyline vagamente depressivo che caratterizza la regione. Dopo un paio di tornanti si staglia all’orizzonte il santuario che accoglie il “Volto santo” di Manoppello. Dell’originario convento di Cappuccini non è rimasto molto. I frati furono allontanati nel periodo dell’occupazione napoleonica che imponeva la chiusura degli istituti religiosi. Poi una serie di rifacimenti, ma anche interventi di messa in sicurezza dopo vari terremoti, hanno stravolto l’aspetto originario della chiesa. Oggi al termine di una breve scalinata c’è una bella basilica con la facciata di pietra bianca inframmezzata a greche di colore rosa: alcune scritte festeggiano la presenza da 400 anni dei cappuccini a Manoppello.

È un venerdì pomeriggio: i pellegrini non sono molti (qui il grosso arriva con i pullman nei week end), ma alcuni di loro sono giunti a piedi da Pescara o da l’Aquila. Un gruppo di ragazzi è partito da Roma per arrivare qui, seguendo un itinerario che dura 15 giorni e che parte dalla Chiesa di Santo Spirito in Sassia a pochi passi da San Pietro. Da un pulmino di polacchi scendono uomini e donne attempati che si sono sobbarcati il lungo viaggio per sostare qualche ora davanti al “Volto santo”.

Cosa attira i fedeli a Manoppello? Certamente la visita al telo che “fotografa” il viso di Gesù non lascia indifferenti. Siamo davanti ad una reliquia che secondo la tradizione, sarebbe acheropita, cioè non disegnata o dipinta da mano umana. È un telo che misura 24 centimetri per 17 e mezzo su di una base di tessuto di bisso marino, visibile ugualmente su entrambi i lati.

Mostra un volto di uomo, con barba e capelli lunghi, evidenti segni di percosse, un ematoma al naso, la barba tirata, ferite. Le analisi con i raggi ultravioletti non hanno riscontrato alcun tipo di colore sul tessuto, a riprova del fatto che il volto raffigurato non è dipinto. Eppure l’effige è marrone con venature rossastre. L’immagine è leggermente asimmetrica, con una guancia più rotonda dell’altra e le pupille irregolari. Lo sguardo è sereno, diretto, penetrante nonostante i dolori subiti. Nonostante gli anni il velo esilissimo, quasi una diapositiva, si è conservato intatto e senza alterazioni. Più che noi che guardiamo il Cristo, sembra Lui guardare noi.

Secondo la tradizione fu un misterioso pellegrino a portare il “Volto Santo” a Manoppello nel 1506. Lo consegnò al medico Giacomo Antonio Leonelli e poi sparì senza lasciare tracce. La famiglia del Leonelli conservò la reliquia finché, dopo una serie di liti familiari, non decise di venderla al farmacista del posto Donato Antonio de Fabritiis. Il nuovo proprietario per paura di furti o danneggiamenti affidò la reliquia ai padri cappuccini, che nel frattempo si erano insediati nel paesetto abruzzese. I frati la posero nella cornice di noce racchiusa tra due vetri in cui ancora oggi la vediamo. Secondo studi portati avanti negli anni la reliquia potrebbe essere di fatto il sudario poggiato sula faccia di Cristo dopo essere stato posto nel sepolcro. Proprio per questo avrebbe partecipato della misteriosa energia che ha caratterizzato la Resurrezione. Altri ricercatori, come in particolare il gesuita tedesco Heinrich Pfeiffer, propendono invece ad identificare il “Volto Santo” con il velo della Veronica.

Gli studiosi poi si sono concentrati sulle analogie tra il “Volto Santo” di Manoppello e la Sacra Sindone, il lenzuolo che ha avvolto il corpo di Cristo dopo la deposizione: vi hanno riscontrato gli stessi lineamenti, la forma del volto ovale, la asimmetria, i capelli lunghi, il ciuffo sulla fronte, la bocca aperta.

Papa Benedetto XVI è stato un grande devoto del “Volto Santo”: appena sedici mesi dalla sua elezione si recò in pellegrinaggio al Santuario nel settembre del 2006, elevando il luogo a Basilica minore. Da secoli una fila interminabile di pellegrini si sottopone volentieri al misterioso sguardo del Cristo. Un Cristo che non pretende, non giudica, ma attende e accoglie. «Ogni volta - mi confida un devoto del Santuario – torno a casa più in pace».

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