Giochi/1. Certo, è un caso. Però nel momento in cui la Schlein sembra non funzionare come alternativa alla Meloni, ecco scendere in campo la Moratti. Traguardo, le europee 2024. L’idea è federare un raggruppamento di centro: Italia Viva, Azione, post democristiani, liberali, riformisti. La galassia cui appartengono gli stufi della sinistra e i diffidenti della destra.
La Moratti ci crede. Non ama smerciare fuffa. Ha tenuto un incontro tutta ciccia, presentazione del progetto, nomi, orizzonte. Pensavano che scherzasse, cavando dal cilindro un modo per rifarsi dopo la delusione delle regionali nel febbraio scorso. Non è così. Il piano nasce in seguito a pour-parler incoraggianti: in non pochi si dicono convinti che ci sia spazio per un elettorato deluso, in cerca di novità, pronto a seguire una terza via civica. Perché in sostanza di questo si tratterebbe: ricalcare uno dei modelli sperimentati/vincenti in campo amministrativo. Coalizioni dove c’è di quasi tutto un po’, in cui primeggiano le persone e i loro meriti, che sanno quanto si aspetta il territorio. Obiezione: tra un anno si voterà per Strasburgo e non per Varese, Treviso, Piombino o Frosinone. Obiezione all’obiezione: se la scelta dei candidati terrà in conto il loro feeling coi residenti, le possibilità di conquistare seggi non sarà proprio zero. La speranza infine è che una mano la dia il mondo dell’associazionismo, specialmente cattolico: gente che si spende disinteressatamente e che vorrebbe tutela a questo suo trascurato disinteresse quand’è il momento di riconoscergli cittadinanza elettorale.
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Giochi/2. Certo, è un caso. Però nel momento in cui la Meloni fa il pieno di plauso popolare, allaccia rapporti internazionali che ne legittimino il potere, lancia l’ipotesi di ribaltare l’alleanza Ppe-Pse in Europa, Salvini rivede i piani continentali. In silenzio, ma alacremente. Si racconta dell’intento di candidare i più autorevoli leghisti, e in particolare i meno compromessi da precedenti esternazioni spericolate/sovraniste. Cosicché riescano a limitare i danni della “guerra del proporzionale” che alle europee metterà tutti contro tutti, avversari e amici. Giorgia è un amico-avversario. Va bene che faccia bottino, non va bene che ne faccia troppo. E dunque bisogna correre ai ripari, fingendosi fermi. Ovvero: Salvini mantiene per ora relazioni amichevoli con Marine Le Pen, resta impermeabile alla vicinanza con Alternative für Deutschland (l’estrema destra tedesca), ben si guarda dall’ammiccare a traslochi di schieramento. Però la cover di prudenza non esclude felpati passi per sondare un eventuale approdo nel circolo virtuoso del Ppe. Virtuoso a causa del fatto che vi potrebbe entrare la concorrenzialissima Giorgia. Dunque, se lei lavora sottotraccia all’obiettivo, sarebbe ingenuo non seguirne il percorso, tenendosi a ruota e magari sperando in un fortunato colpo di reni al momento dello sprint. Berlusconi, se consultato, approverebbe. Se non consultato, egualmente. Una Giorgia straripante esula anche dal suo piano. E dunque Salvini pedali, capitano o gregario che sia.
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