C’è un modo speciale per catturare il visitatore di una mostra o di uno studio d’artista.
Ed è quello di coinvolgerlo nel gioco; non solo spettatore passivo dell’opera, ma a sua volta coprotagonista.
E’ quello che accade a chi visita la nuova mostra Geometrie*Design*Ambienti nello spazio della Fondazione Morandini imperniata sull’incontro espositivo di tre artisti, tra i più significativi esponenti dell’Arte Concreta, che hanno collaborato tra loro, scambiandosi insegnamenti, e nutrendo sentimenti di reciproca stima e affetto. Ad affiancare nuove opere di Marcello Morandini fino al prossimo autunno sono i lavori di due artisti di altissima levatura, che gli furono maestri, colleghi e amici: Gianni Colombo (Milano 1937-1993), un omaggio per i trent’anni dalla morte, e Angelo Giuseppe Fronzoni (Pistoia 1923-2002), altro omaggio per i cento anni dalla nascita.
In realtà lo spazio della Fondazione è già coinvolgente di suo: quasi spazio domestico, perché offerto con ospitalità assoluta da chi lo ha pensato e realizzato a chi lo visita.
La conoscenza di Morandini, artista di fama internazionale, nato a Mantova nel 1940, affermatosi in Germania e nel mondo -che presenta per l’occasione anche il libro con il racconto della sua vita- s’accompagna alla visita di un luogo unico, per raffinatezza delle opere esposte e della stessa sede, antica villa Liberty ristrutturata, nel cuore di Varese, che si propone con questa mostra come Centro di Arte Concreta Internazionale.
Tutto è raccontato con nitidezza, caratteristica fondamentale del tratto e dell’opera morandiniana, giocata su due colori, il bianco, che dei colori è la somma cromatica, e il nero.
Per chi vuole “toccare con mano” l’arte di Colombo, interagendo con due dei suoi tre lavori esposti al primo piano della villa Spazio elastico quadrati bianchi e Spazio elastico quadrati neri, entrambi del 1976 – una prima opera simile fu premiata alla Biennale di Venezia del ’68- può accostarsi all’opera. E spostare gli elastici da un gancio all’altro del quadrato ligneo, creando nuove immagini con effetti di tridimensionalità. Un esercizio semplice di esecuzione che ha risposte interessanti e può suscitare sensazioni diverse. Un modo meno tradizionale e romantico, che Colombo indicava come nuovo, per guardare all’arte. “La regola del gioco diventa parte dei dati, e quindi dato di informazione. Non dunque più nascosta e nota solo da conoscitori, ma essa stessa protagonista e significato dell’informazione”. Parole sue. Accanto, in una sala dedicata, è la terza opera di Colombo esposta, Luce/OmbraX, un lavoro ambientale che coinvolge il visitatore in un gioco di luci e ombre con effetto, diremmo oggi, immersivo. Che incrocia cioè la percezione fisica e sensoriale dello spettatore, e dove “spazio, tempo e provocazione”, temi caratterizzanti della sua opera, sono presenti insieme.
Con Fronzoni il giovane Morandini degli anni sessanta lavorava, apprendeva, colloquiava d’arte e non solo. Un bel modo di arrotondare il bilancio per uno- rimasto orfano di un padre morto in guerra in Russia- abituato a far tutto da solo, ma soprattutto per confrontarsi con un grande, il cui lavoro spaziava dalla grafica all’ architettura, all’editoria e all’insegnamento. Avveniva in un momento in cui Morandini si divideva tra lavoro di grafico per Atlantic, scuola serale a Brera, e studio proprio.
A Fronzoni è dedicata una sala al piano terra della villa, con importanti manifesti- come quello per la mostra di Fontana alla Galleria La Polena di Genova nel ’66, e per Gio Ponti nel ’67- documenti e foto, materiali d’archivio ed editoriali selezionati da Lars Müller (Oslo, 1955) grafico e noto editore e fondatore della casa editrice svizzera Ars Müller Publishers, specializzata in architettura, e curatore dell’ esposizione.
Di Morandini, varesino a tutti gli effetti dal 1947, accanto alle importanti opere già presenti, è esposta l’Opera Omnia, meraviglioso racconto lungo trentacinque metri costituito dalla riproduzione in miniatura (21X21) dei tanti lavori storici del suo percorso artistico : di spettacolare impatto, per la raffinatezza di esecuzione, per toni e luci, per l’abilità descrittiva che apre universi futuri ma insieme rimanda a antiche raffinatezze scultoree e architettoniche.
Ciascuna ‘tessera’ ha dunque una propria storia e un preciso collocamento nella ricerca dell’autore. Che negli anni ha lavorato ed esposto, oltre che in Italia, in Germania, Austria, Finlandia, Giappone. Ed è stato, oltre che grafico e designer, anche docente, scultore, nonché progettista di importanti architetture come il Das Kleine Museum a Weissenstadt in Germania.
C’è un momento della sua vita di cui va soprattutto fiero, raccontato nel suo libro, riferito alla contestata Biennale del ’68- partecipò con una sala monografica- quando gli artisti ricevevano inviti, telefonate e continue minacce perché chiudessero le loro sale.
“Alcuni aderirono e nascosero le opere girandole contro il muro. Io ero il più giovane e non avevo alcuna intenzione, o pensiero funesto, di avallare culturalmente le ragioni di questa inutile contestazione; solo Gianni Colombo condivise con me questa scelta”. (Marcello Morandini, I miei primi 60 anni)
Geometrie * Design * Ambienti
M. Morandini, A. G. Fronzoni, G. Colombo
21 maggio-22 ottobre
Fondazione Morandini
Via Francesco del Cairo 41
Varese
info@fondazionemarcellomorandini.com
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