Fra Toto Bulgheroni e la Pallacanestro Varese l’amore è davvero infinito: terminato l’impegno diretto della sua famiglia, Toto è sempre rimasto vicino al club e negli ultimi anni ha persino incrementato impegno e sostegno. Ora, a fronte delle dimissioni di Marco Vittorelli (dopo l’inibizione di tre anni) e dell’intero consiglio di amministrazione, è arrivato per Bulgheroni il nuovo incarico presidenziale. Una nomina che conferma questo “patrimonio genetico” della famiglia (“La Pallacanestro Varese è nel Dna di chi è venuto prima di me e di chi è venuto dopo di me”, dice Toto) e la stima nei suoi confronti e che darà al club ancor più credibilità e rispetto.
Intanto il campionato va avanti senza la Openjobmetis che, pur avendo guadagnato sul campo la qualificazione ai playoff con un eccellente sesto posto, si è vista escludere dai playoff per le arcinote conseguenze del “caso Tepic”.
– Credo che le due sentenze abbiano escluso il dolo da parte della società – osserva Toto – innanzitutto perché, pur non dichiarando l’esistenza del lodo, all’atto dell’iscrizione al campionato c’erano tutti i parametri richiesti; e poi a bilancio erano stati accantonati i soldi necessari per il pagamento di Tepic se il lodo fosse stato avverso. Sicuramente c’è stata sottovalutazione da parte della società ma niente dolo e nessuna frode sportiva. E credo che i nostri tifosi abbiano compreso molto bene la situazione.
– Come esce dunque la Openjobmetis da questa stagione?
– Molto positivamente, sia per il rendimento della squadra ma soprattutto perché Luis Scola ha confermato di voler rispettare i programmi che aveva annunciato; cosa che aveva fatto anche dopo la precedente stagione, in cui si era persino corso qualche rischio. Un esempio: i parametri dei giocatori italiani hanno prodotto degli introiti e anche questi quattrini hanno la loro importanza.
– La squadra ha fatto innamorare i tifosi…
– Sì, il gioco e le vittorie, fondamentali, hanno favorito 13 sold out consecutivi e la squadra ha avuto una precisa identità che ha costretto tutti gli avversari a fare i conti con noi.
– Torniamo al fronte societario: ci chiediamo se, dopo tanto tergiversare, ci si possa fidare del Gruppo Pelligra che dovrebbe entrare in società…
– Comprendo le perplessità ma dico che anche la distanza amplifica i dubbi. E poi, una cosa è il Catania Calcio in serie D, altra cosa è un club professionistico come il nostro. Personalmente ci credo e spero che i Pelligra si appassionino, anche impiegando in questo più tempo del previsto.
– Nel 1981, quando prese in mano la Pallacanestro Varese al termine dell’era Borghi, lei disse che il primo obiettivo doveva essere il posizionamento tra le prime quattro del campionato. E adesso?
– Direi che l’obiettivo potrebbe essere lo stesso, magari posizionandoci tra le prime sei, perché i valori generali, rispetto ad allora, sono cambiati. E, se vogliamo ben vedere, quest’anno la squadra ha chiuso la prima fase al sesto posto…
– Si parla della possibilità e della convenienza di partecipare a una coppa europea…
– Molto dipenderà dal “peso politico” che, con Luis Scola, la società riuscirà eventualmente a esercitare per ottenere una wild card ma, in primis, dalle risorse a disposizione.
– Che cosa ci può dire della squadra futura, a cominciare dall’allenatore?
– Il contratto di Matt Brase prevede un’escape verso la NBA se si dovessero presentare determinate condizioni e, si sa, la NBA è attrattiva per i tecnici non meno che per i giocatori. Io spero rimanga, sono fiducioso. Di lui ho apprezzato enormemente il fatto di non essere stato mai negativo: alla squadra, anche di fronte a prove non brillanti, ha sempre detto: “Vediamo dove e come possiamo migliorare”. Una fantastica filosofia! Quanto ai giocatori, Scola e Arcieri troveranno valide alternative nel caso in cui qualcuno se ne volesse andare. Caruso a Milano? Commetterebbe un errore, giocherebbe molto poco (a differenza di ciò che accadrebbe alla Openjobmetis) e io non ho mai visto migliorare un giocatore con il sedere a strisce…
– Come andrà questo campionato?
– Credo che sinora i valori siano stati rispettati. Tra Milano e Bologna vedo Milano leggermente favorita perché ha più giocatori da mettere in campo, anche se Bologna ha il vantaggio del fattore campo che però, a un certo punto, conta molto relativamente.
– Che cosa cambierebbe se avesse una bacchetta magica per qualche minuto?
– Cambierei due regole. La prima: imporrei a squadre come Milano e Bologna di definire un preciso roster per il campionato: si scelgono 12 giocatori e quelli rimangono, gli altri giocano solo in coppa. La seconda: impedirei alle società di A2 di ingaggiare per i playoff giocatori che hanno terminato il campionato di serie A, perché così diventa una sorta di poker a rilancio libero in cui vince chi ha più soldi. Anche qualche nostro giocatore ha avuto offerte in tal senso ma le ha rifiutate.
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