Pur non avendo attualmente numeri precisi al riguardo poiché non esiste una rilevazione sistematica del problema, il disturbo da gioco d’azzardo (DGA) è in espansione stando ai dati invece noti della raccolta di denaro.
La DGA è attualmente classificata come una patologia da dipendenza esattamente come quelle da sostanze, entrambe sono caratterizzate da comportamento compulsivo e possono produrre effetti negativi sia sulle relazioni sociali che sulla salute.
L’American Psychiatric Association (APA) nel 1980 ha riconosciuto come un vero e proprio disturbo psichiatrico il gioco compulsivo, classificandolo nel DSM-IV (metodo di distinzione delle patologie mentali) come una vera e propria alterazione degli impulsi.
Questo comportamento definito persistente, ricorrente e mal adattativo di gioco, finisce spesso a compromettere attività personali, familiari o lavorative. Successivamente nel 2013 il DGA è stato definito in accordo anche con l’Organizzazione Mondiale della Sanità come semplice Disturbo da gioco d’azzardo ed inserito nella famiglia dei disturbi delle abitudini e degli impulsi.
Dal punto di vista clinico la letteratura sottolinea la comorbilità con altre patologie tra le quali depressione, impulsività, abuso di sostanze etc etc
La prevalenza di questa patologia va dall’1 al 3% con una maggior diffusione tra familiari e parenti di chi gioca ed una ricerca epidemiologica 2016/2019 ha indicato come le fasce più a rischio (per la vera patologia) siano tra i 14 ed i 17 anni ed oltre i 65 rispetto alle fasce di età intermedie.
L’indagine condotta dall’ISS ha coinvolto circa 12 mila adulti e 15mila studenti (fascia 14/17 anni) ed i dati raccolti hanno permesso di avere una immagine più precisa del fenomeno.
Poco più del 36% degli italiani circa 18 milioni ha giocato almeno una volta nell’anno antecedente l’intervista, un uomo su due, una donna su tre. Il gioco è più diffuso tra i 40 ed i 64 anni e si inizia a giocare più facilmente tra i 18 ed i 25 anni.
I giocatori “problematici” sono circa il 3%, mentre nella fascia dei minori il 70% dichiara di non avere mai giocato. Quelli che hanno giocato sono più frequentemente maschi e più vicini ai 17 anni: il 37% frequenta istituti tecnici, il 28% istituti professionali, mentre come area geografica al primo posto c’è il Sud con il 36% circa.
La maggior parte dei giocatori lo fa senza avere ricadute negative sulla sfera personale sulle relazioni o nello studio/lavoro (22% circa).
Il Covid ha statisticamente diminuito la raccolta di denaro sui giochi d’azzardo, probabilmente per la difficoltà di raggiungere i luoghi di più facile accesso al gioco, ma in compenso c’è stata una impennata nel gioco on line sempre per il medesimo motivo.
I giochi più citati in questa statistica sono stati il Gratta e Vinci, le scommesse sportive, le slot machines ma anche giochi per i quali bisogna pagare per avanzare in classifica come Candy Crush, Brawl Stars, Clash Royal etc).
Un altro studio presentato dalla Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (2018) sempre con la supervisione dell’ISS, riporta che circa l’8% dei giocatori ha dei profili socio/sanitari problematici, che più spesso sono uomini, che si gioca di più al Nord, ma il rischio patologico è più alto al Sud.
Il luogo dove si gioca maggiormente è il tabaccaio (82%), seguito dal bar (62%) e per i giocatori problematici è spesso lontano da casa e lavoro per evidente interesse di privacy.
La motivazione che spinge al gioco d’azzardo è prima fra tutte l’aver bisogno di soldi, sostenuta dal pensare che al gioco sia facile vincere con una ovvia ed evidente incapacità di valutare probabilità e rischio.
Il giocatore patologico chiede prestiti ad amici e parenti ed in seconda istanza a privati e società finanziarie e spesso è attivo anche nel gioco abusivo/illegale come lotterie istantanee o scommesse sportive o virtuali.
I dati relativi invece alla raccolta del denaro mettono in evidenza come slot machines, nuove slot AWP (Amusement with Prizes, cioè macchine che pagano chi gioca e vince), lotto e lotterie, la fanno da padrone.
Al momento di quella ricerca erano state stimate in oltre 250 mila le slot (legali) attive sul territorio italiano. La cifra globale raccolta per i primi sei mesi del 2022 (dati AGIMEG, Agenzia di Stampa Mercato dei Giochi), è stata di circa 65 miliardi di euro con una entrata per l’erario di circa 5,5 miliardi di euro.
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