Due anni fa, a maggio, in piena pandemia l’Insubria celebrò il “sommo poeta” con un importante convegno, rigorosamente on line, dal titolo “Viaggi nell’aldilà con Dante e il profeta Muhammad: mondi a confronto”. L’ultima relazione da parte di Gisa Legatti, amata insegnante varesina e instancabile animatrice culturale, era dedicata al ricordo di Nino de Falco, un islamista sui generis, come definito nel programma.
Nel 2023 ricorrono i cento anni dalla nascita di de Falco, napoletano ma varesino d’adozione, e l’Insubria gli dedica un Convegno Internazionale di Studi: il 22 maggio a Milano, alla Bicocca, in Aula Mosconi dalle 14 alle 18,30 e il 23 a Varese, Villa Toeplitz, dalle 15 alle 18.
Esempio di sinergia culturale tra l’Insubria, grazie al professore Gianmarco Gaspari e ai professori Vermondo Brugnatelli e Caterina Roggero della Bicocca, con il patrocinio – tra l’altro – del Comune di Varese e la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Territoriale.
La notizia può sembrare una informazione quasi di nicchia culturale ma è molto di più. L’avventura umana di Nino, infatti, sarebbe a pieno diritto da inserire nel bel libro di Giuseppe Pontiggia, intitolato “Vite di uomini non illustri”. Magari de Falco, pur apprezzato da molti, non è noto a tutti ma la sua vita, o meglio l’insieme delle sue vite, è da conoscere. Non a caso la locandina del convegno lo definisce “militante per la libertà, scrittore e linguista tra l’Algeria e l’Italia”. In occasione della sua morte – era la fine di maggio del 2017 – La Provincia di Varese significativamente intitolò l’articolo commemorativo: “Addio a Nino de Falco. Uomo raro”. È stato davvero un uomo speciale e poliedrico, esempio di pensiero e di azione. Come missionario dell’Ordine dei Padri Bianchi visse durante gli anni Sessanta in Algeria, precisamente nella regione a maggioranza berbera, la Cabilia, sposando la causa della lotta di liberazione prima, e di quella della democrazia a seguito dell’indipendenza.
A causa della sua militanza “per la libertà”- come si legge sull’invito al convegno – subì l’arresto e la detenzione, conoscendo la tortura del nuovo regime algerino. Di quella esperienza ci ha lasciato pagine intense di profonda spiritualità in un diario, finora inedito, scritto in francese. Conoscere quel momento drammatico della sua vita è occasione per cercare di capire la popolazione dei Cabili, spesso confinata in cronache occasionali e velocemente divorate dall’oblio.
Un esempio è la cosiddetta “Primavera della Cabilia” del 1980, che fu una rivolta contro l’arabizzazione imposta in tutto il Paese. Ma lunga e importante è la storia di questa terra bellissima abitata dai Cabili, orgogliosamente battaglieri nei secoli per la loro indipendenza. Come tali li conobbero i Romani e come in un’indagine giornalistica furono descritti dal giovane Albert Camus. Pezzi di un giornalismo asciutto e di efficace denuncia scritti tra il 1938 e il 1939, che si possono leggere in un libretto dal titolo emblematico “Miseria della Cabilia”.
Una storia da non dimenticare come anche testimoniato dall’impegno di de Falco, conoscitore e studioso della cultura e della lingua araba e berbera. Tale conoscenza appassionata gli permise di approfondire il tema della cultura araba e l’Inferno dantesco, che indagò rintracciando in modo originale e illuminante tracce lessicali e scoprendo versi scritti in arabo.
Da leggere il suo libretto Arabum est, colta e suggestiva interpretazione anche del celebre, enigmatico e oscuro Pape Satan aleppe. Tanti spunti di riflessione saranno regalati dal convegno a lui dedicato: ricco di testimonianze e di ricordi, come di chi l’ha conosciuto a Varese, dove ebbe anche un laboratorio di restauro e di creazione di bellissimi gioielli, e occasione per capire l’impegno dei padri Bianchi, missionari che indossavano l’abito bianco come i Cabili, e per conoscere gli aspetti linguistici e antropologici.
Un convegno, con ospiti illustri, (programma completo su www.insubria.it) a più voci, davvero di respiro internazionale per conoscere l’avventura umana di un uomo raro, studioso lontano dai circoli accademici e universitari. Forse fuori dagli schemi, ma di una intensa umanità e passione per la cultura, che merita di essere conosciuto.
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