Da molti anni Brinzio, il piccolo Tibet delle Prealpi, è dotato di una pista di sci nordico stupenda, che ha un solo difetto: deve far conto della neve che cade dal cielo, purtroppo scarsa, negli ultimi anni.
Ciò non ha impedito la nascita dello Sci Nordico Varese (1975) e successivamente del Centro Fondo Brinzio, che nel tempo si è dotato di motoslitte, gatto delle nevi e casette in legno nella zona di arrivo e in centro paese, per il noleggio degli sci. Molti volontari si prestano, molti varesini ne approfittano.
Si parlava addirittura, grazie alle prossime Olimpiadi invernali Milano-Cortina, di dotare la parte alta della pista di cannoni sparaneve, per garantire un piccolo anello ogni anno, neve o non neve naturale. Ebbene, marcia indietro e la pista di Brinzio è stata investita da una ‘valanga’, tanto che da settimane i media locali (e non solo) stanno dando rilievo alla notizia. Non buona, naturalmente.
Su disposizione del sindaco Roberto Piccinelli, le casette giudicate abusive vanno smantellate, essendo su terreno comunale non edificabile. Pare vi sia stato qualcuno che ha denunciato il presunto l’abuso. La situazione è complessa e non è mia intenzione semplificare: vi sono regolamenti, carte bollate, equilibri che si sono mantenuti per anni e che ora sono venuti meno. I responsabili dello Sci Nordico Varese e del Centro Fondo Brinzio, per evitare l’ipotesi anche remota del tribunale e con intenti di conciliazione, hanno dato seguito all’ordinanza comunale e stanno eseguendo le direttive, compresa la dismissione della tettoia-garage che ospitava il gatto delle nevi.
Da notizie che trapelano i sindaci di Brinzio e di Cunardo (dove è aperta la seconda pista da fondo della nostra provincia) sono stati ricevuti in Regione Lombardia. Anche il governatore Attilio Fontana è quindi sceso in campo, anzi, in pista e con lui – come è detto – la stampa, sportivi illustri, personaggi noti che con le loro dichiarazioni vogliono raggiungere un obiettivo solo: mettere tutte le parti intorno ad un tavolo e trovare un accordo, perché rinunciare al bianco gioiello del Brinzio sarebbe davvero un errore clamoroso, un autogol del quale pentirsi lungamente e amaramente.
Sulla candida piana del Brinzio hanno speso i loro anni migliori personaggi ormai leggendari come il prof. Gianni Bellorini, Alberto Zuffi, il tecnico nazionale di sci nordico Giuseppe Pippo Gazzotti, Luciano Genovese: mi fermo qui, la lista sarebbe troppo lunga e certamente dimenticherei qualcuno, perché davvero in tanti hanno onorato il piccolo paese regalando alla comunità la loro opera meritoria.
Mi unisco più che volentieri al coro. Da oltre vent’anni scivolo con immenso piacere su quella neve così vicina al mio uscio di casa. Ho vissuto albe indimenticabili, nel silenzio e nella solitudine, nell’abbraccio della natura, con il Pedum all’orizzonte, gli occhi chiusi seguendo una pista (sia per il pattinato che per la tecnica classica) che conosco a memoria; ho gustato tramonti con tutte le tonalità dei rossi e degli azzurri, sciate al chiaro di luna, nonché bellissime chiacchierate con gli sci ai piedi soprattutto il sabato e la domenica, quando la pista si affollava. E che dire delle Brinziobianche, competizioni che mi hanno spinto a sfide al limite delle mie possibilità, con sciatori di vaglia, su tutti il Pirata del Brinzio (al secolo Ric Prando)?
Sono certo che una mediazione-soluzione si troverà. In una conferenza stampa di cui abbiamo notizia in extremis il primo cittadino ha garantito sul mantenimento della pista, trovata una soluzione per il riposizionamento delle casette. Speriamo nella buona volontà di tutti.
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