(S) Possibile che ci voglia sempre un colpo ad effetto per smuovere la politica e, peggio, la burocrazia? Mi riferisco, facile indovinare, alla ‘buca’ riparata dal volontario di Barlassina e alla tenda della studentessa universitaria del Politecnico di Milano. La sorpresa, anzi il dispiacere, cresce quando realizzo che per gli studenti fuori sede qualcosa si muove, mentre nulla per sbloccare la burocrazia. Poi guardo i risultati elettorali dei nostri piccoli comuni di provincia (in questo momento mi interessano meno quelli di sapore politico dei capoluoghi) e credo di cominciare a capire: con la struttura politica dei partiti si è liquefatta anche quella operativa della parte amministrativa. Sicuramente c’è anche un problema di risorse, materiali e umane, ma per queste ultime si tratta soprattutto di motivazioni. La tranquillità conta più del risultato. Vale per la buca, vale per l’incapacità di programmare la politica della casa in una grande città.
(O) Caso strano, stavolta sono d’accordo. Il caso della buca lo avevo derubricato a folklore, mentre mi aveva colpito l’improvvisa consapevolezza della gravità del problema degli alloggi studenteschi. Mi sono detto: meno male che ci sono le Greta e le Ilaria, che sia pure per imitazione qualcosa smuovono. Poi ho riflettuto: tutti i giorni leggo sui social che giovani lavoratori e lavoratrici cercano una stanzetta in condivisione a Milano, Roma e dovunque e spesso pagano quanto altrove basta per un bilocale con bagno e cucina. Non è solo il problema degli universitari; così come la difficoltà più grande di costoro e più ancora di chi l’università non si può permetterla, non è dover fare un percorso per andare al lavoro o a scuola, ma è di non sapere se quello che trovano alla fine della strada potrà rispondere alle loro più sostanziali esigenze, meglio, trattandosi di giovani, alle loro speranze.
(C) Speranze, hai detto bene. Senza speranza non c’è disponibilità al minimo sacrificio. Qui mi sento di richiamare un tema diventato improvvisamente oggetto di un dibattito controverso: il merito. Rifiuto subito l’attribuzione del merito alla destra e dell’uguaglianza alla sinistra e rifiuto la loro contrapposizione. Dare a tutti le stesse opportunità in partenza è questione di giustizia, ma negare il riconoscimento delle capacità, dell’impegno, delle competenze acquisite è negare sia la natura dinamica dell’io, sia l’utilità sociale del suo impegno.
(O) La metti sulla competizione, quindi crei una società di molta lotta e di poca solidarietà.
(C) No, di molta solidarietà, di molta ridistribuzione dei benefici sociali, ma anche di molta produzione di valore. Aggiungo una caratteristica necessaria: il riconoscimento del merito non deve essere soltanto o principalmente economico, altrimenti le professioni sociali o le carriere pubbliche sarebbero neglette.
(S) Questo succede già. È per questo che la burocrazia si ‘vendica’ mettendo i bastoni tra le ruote all’iniziativa privata. Non riconoscete l’importanza del mio compito e io vi dimostro la mia forza non come stimolo, ma come capacità di paralizzarvi.
(C) Torniamo alla tenda e alla buca. Due gesti emblematici, non ripetibili, non esemplari, due forme di contestazione. Anzi no: riempire la buca è stata la soluzione del problema e l’autore si è meritato una punizione, mettere la tenda è stata una contestazione (un burocrate avrebbe potuto eccepire l’occupazione abusiva di suolo pubblico) ed è stata premiata dalla risposta per aver sollevato l’attenzione dello Stato. Da qualche numero di Apologie Paradossali stiamo insistendo sulle riconciliazione come compito irrinunciabile della politica, proprio in un mondo avvelenato da contrapposizioni sempre più feroci: dopo quella tra opposte ideologie e quella della guerra russo-ucraina, questa, tipicamente italiana, tra la gente comune, con l’urgenza dei bisogni e la difficoltà della speranza, e il sistema politico-burocratico, cieco, lento, formalistico, non è la meno importante, per una nazione che rischia di morire soffocata dal debito pubblico, dalla scarsa produttività, dall’incuria del territorio, dall’assenteismo politico, da un generale clima di sfiducia. Si deve ricominciare dai giovani, dalla loro mentalità, perciò dalla scuola e dall’università, dagli studenti e dagli insegnanti, i primi che possono trasmettere gusto per il merito e quindi speranza.
(S) Va bene, per l’gli universitari l’Ilaria qualcosa ha smosso, ma al volontario del badile e dell’asfalto, leveranno la contravvenzione? E il Comune di Barlassina riempirà le altre buche? E magari anche quello di Varese e tutti gli altri, e le Province e le Regioni e lo Stato seguiranno l’esempio? E non sto parlando solo di buche, ma specialmente di ascolto.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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