OK, non è una novità. Nello spazio di tempo di una generazione, il sorpasso è avvenuto: Varese ha perso oltre 10 mila abitanti dal 1980 al 2010, Busto Arsizio (oltre a Gallarate) ne ha guadagnati 5 mila e ha superato il capoluogo. Ma come saremo tra qualche anno? Qual è il segno attuale? All’apertura degli Stati Generali della natalità, papa Francesco ha avuto modo di dir che “La nascita dei figli è l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo. Se ne nascono pochi vuol dire che c’è poca speranza. E questo non ha solo ricadute dal punto di vista economico e sociale, ma mina la fiducia nell’avvenire”.
Il problema è proprio economico in senso lato. Perché si investe – anche nelle prospettive di vita – se le aspettative sono favorevoli, se si pensa che i figli staranno meglio di padri e madri, perché il problema non è tanto se le popolazione diminuisce, ma se la popolazione invecchia, il che è poi la conseguenza, almeno in tempo di pace. Sempre in questi giorni, l’annuale indagine del Sole 24 Ore rivela che delle 107 province italiane, 39 hanno più pensionati che lavoratori. Per lo più stanno al sud – dove si sconta, oltre al minor tasso di attività, soprattutto femminile, anche l’emigrazione di giovani verso altre destinazioni – nessuna è in Lombardia e l’invecchiamento crea sconquassi, modificando tra l’altro la domanda di infrastrutture e servizi sociali. Meno scuola e insegnanti e più case per anziani e assistenti della terza età? È uno scenario probabile.
Oggi possiamo anche uscire dalla valutazioni generiche e capire come saremo a Varese e in provincia nel prossimo futuro. L’Istat, adottando un metodo di ricerca considerato ancor “sperimentale” ha provato da poco a “proiettare” i dati della popolazione fino all’inizio del prossimo decennio, cioè il 2031, per i comuni maggiori. Mettetevi le cinture e tenetevi stretti.
A Varese, i 78.686 abitanti stimati per l’anno corrente, scenderanno a meno di 77 mila (76.987): una perdita di 2400 unità in 10 anni. Gli over 65 passeranno dal 26,8% del 2021 al 26,9% del 2023 per concludere al 29,2%. La popolazione statisticamente considerata “in età attiva”, cioè tra i 15 e i 64 anni, scenderà dal 61,7 al 60,0% della popolazione. Più di una persona su 10 avrà oltre 80 anni (il 10,1 contro il 9,7% di 10 anni prima.
A Busto Arsizio, sempre secondo questa “sfera di cristallo”, la popolazione sarà invece stabile o in lieve crescita: dagli 83.045 residenti del 2021 e gli 83.154 del 2023, si chiude a quota 83.472 del 2023. “Merito” di una popolazione più giovane (A Busto Arsizio ci sono più nati e meno morti che a Varese) e probabilmente anche di una maggiore attrattività per chi fa il pendolare verso Milano e dell’immigrazione in un tipico territorio industriale. La controprova è che gli over 65 sono nettamente meno che a Varese (24,6% nel 2021 e 26,3% attesi nel 2031), mentre chi è nella fascia 15-64 era il 62,5% nel 2021 e sarà il 61,5% nel 2023.
Una “ex giovane” è Gallarate. Gli abitanti, dopo una fase espansiva ormai alle spalle, sono previsti in lieve calo, dai 52.787 del 2021 ai 52.651 di quest’anno a 51.837 nel 2031. Qui però gli over 65 sono ancora meno che negli altri centri: il 23,3% nel 2021 e il 26,0% nel 2031, gli ultraottantenni passeranno dal 7,6% del 2021 e il 7,9% di quest’anno all’8,7% del 2031. La popolazione in età “attiva” (15-64), dopo essere salita per alcuni anni, scenderà dal 62,7% del 2021 al 62,4% del 2031.
Infine la “prova del nove”, che riguarda gli under 15: A Varese, Busto, Gallarate erano rispettivamente l’11,6, il 12,9 e il 14,0% nel 2021, sono l’11,3, il 12,5 e il 13,4% quest’anno e saranno s l’11,2, l’11,7 e l’11,0% nel 2031. Sono valori, questi ultimi, che indicano che, dopo anni di crescita relativa, anche nel centro e sud della provincia sia sceso il gelo demografico e, aggiungiamo, prendendo l’insieme della provincia, i valori non si discostano da quelli del capoluogo.
A maggior ragione nel momento in cui a Varese si è varato il cantiere per il nuovo PGT, Piano di Gestione del Territorio, questi dati dovrebbero essere considerati da vicino. Si tratta di vedere come rispondere a una città (e a una provincia) invecchiata e che invecchia, anche in termini di servizi, a come attirare invece che perdere persone in età di lavoro, a come creare le condizioni per incentivare le aziende innovative (che sono tipicamente ad elevata densità di manodopera qualificata) a investire in queste lande. Associazioni di categoria, enti locali, enti di trasporto, Università, aziende maggiormente rappresentative farebbero opera meritoria a mettere sul tavolo le loro carte.
Un esempio tra i tanti: in queste ore, con la presentazione della World Cup del canottaggio che a metà giugno attirerà migliaia di partecipanti e ospiti da tutto il mondo, Varese conferma di voler credere nell’accoppiata eventi sportivi – territorio – turismo. È una leva e un moltiplicatore. Non può essere l’unica.
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