Ci piace farci notare, gareggiare ad apparire migliori, brillare per prestazioni da postare subito sui social. Per noi… rosicare è umano, ma far rosicare è divino.
Basta però un minuscolo virus e tutto si ingrippa imbavagliato e la supponenza esplode in rabbia, nevrosi, aggressività.
La motivazione della lode non viene dal successo dei risultati, né dalle capacità eminenti, ma dall’essere “fedele nel poco” infatti il premio è uguale al di là dei talenti: “entra nella gioia”.
Per Dio il “processo” vale più del “prodotto”, lo stile “affettivo” quotidiano vale più del risultato “effettivo”, il “modo” con cui scegli di agire vale più del “quanto” ottieni, la passione che ci metti vale più di ruoli, titoli, diplomi.
E il punto critico del “perdente” è: “ho avuto paura; non ho fatto nulla, ma ti restituisco il tuo; ho sotterrato la possibilità e persino me stesso, perché non mi sono sentito capace o adeguato per la sfida”.
Per Dio non conta il risultato, ma l’impegno.
Nella storia delle religioni tutte le divinità vantano super poteri e il Dio di Gesù eccelle per “la fedeltà nel poco”: è il sostegno silenzioso paterno del tanto ma poco visibile, la premura nascosta materna del tanto nelle piccole cose, la complicità spiccia fraterna del tanto fatto di poco ma sempre.
Per Dio talentuoso è chiunque cerca di rendere il mondo un posto un po’ migliore rispetto a come l’ha trovato, anche solo col sistemare un disordine pure non fatto da lui, col cedere un posto con cortesia, col dire grazie-scusa-per favore, col coraggio delle buone maniere, con l’intolleranza alla cafoneria, con un sorriso donato a uno sconosciuto per nulla, col riconoscere la presenza di chi ci vuole bene e dirglielo, col sacrificio e la fatica fatti per qualcosa in cui si crede.
Anche in coppia, l’amore si vive nel mostrarsi per come si è davvero, senza trucco dentro e fuori, quando siamo la cosa più lontana dalla perfezione.
È proprio negli anni del quotidiano di una vita normale che si misura il senso autentico del nostro cammino comune.
Un uomo che cade offre la possibilità di tendergli una mano. Colui che cerca una strada offre la possibilità di aiutarlo a trovarla. Così tutti noi, secondo le circostanze, siamo colui che cade e la mano che lo afferra, quello che cerca una direzione e il dito che gliela indica. Perché nessuno basta a se stesso.
L’infinita bellezza di Dio guarda la nostra vita oggi e ci dice: “Non sono italians got talent, ma tu hai talento! Sei stato fedele nel poco, tu si que vales!”.
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