Agra, più Angera, più Lonate Pozzolo, più Jerago con Orago, più Bardello con Malgesso e Bregano, più Venegono Superiore, più Azzate, ovvero i Comuni della provincia di Varese che andranno al voto il prossimo weekend, fanno – sommati insieme – circa 35 mila abitanti. Meno della metà di quelli del solo capoluogo.
Eppure saranno ben 27 le liste che si presenteranno ai nastri di partenza della corsa: significa una lista ogni 1300 abitanti, significa – se moltiplichiamo il 27 per una media di 7 partecipanti per ciascun raggruppamento – 189 candidati. Quindi un candidato ogni 185 potenziali elettori (la cifra in realtà è ben più bassa, se consideriamo che i minorenni non vanno contati).
I numeri denotano insomma un certo fermento dell’elettorato passivo, chissà quanto macchiato di ambizione, protagonismo e dilettantismo allo sbaraglio in luogo di un amore autentico verso la res publica. Il problema sono e saranno gli elettori attivi: tanta scelta equivarrà anche ad altrettanta partecipazione, oppure proseguirà la desertificazione delle urne sulla falsa riga dei grandi centri?
C’è un gioco pre-elettorale più divertente, però, rispetto a calcoli e vaticini più o meno pessimistici. Si potrebbe intitolare “trova la politica”.
Eh sì, partiti e coalizioni nei paesini – il più grande del novero è Lonate (circa 11 mila anime), il più piccolo Agra (420) – giocano a nascondino, si mimetizzano dietro all’attributo più abusato e peggio usato del mondo, “civico”, e vivacchiano in un’ombra dalla quale riescono in ogni caso a controllare e indirizzare. Perché nell’Italia dei campanili più piccoli non vige alcun divieto di accesso alle idee politiche.
Dietro la locuzione “lista civica” c’è semplicemente la paura di esporsi in modo conclamato, c’è il tentativo di sfruttare un diffuso sentimento di rifiuto facendo passare dalla finestra ciò che non passa più dalla porta. Meglio confondere le acque, meglio utilizzare un termine che nel diventare bandiera dell’anti-politica (o quantomeno della conclamata non appartenenza a quel mondo) è stato stravolto nel suo significato. Civico significa “proprio dei cittadini”, oppure “diretto all’ordine e all’equilibrio della comunità”: è per caso essa una tensione esclusiva di chi si impegna senza vessilli da imbracciare?
Sette centri al voto sono sette storie diverse. Alcune brutte, ma con sempre quel fondo di speranza che le nuove occasioni democratiche regalano; scriviamo di Lonate Pozzolo, Comune già commissariato e accostato a dinamiche di infiltrazione mafiosa, o di Angera, dove si va al voto anticipato a causa di un altro commissariamento, avvenuto a fine 2022, nel caso di specie per motivi politici.
Ad Azzate occhio agli estremismi: la lista “Quelli della Contea”, civica per modo di dire (vedi sopra) strizza l’occhio ad angoli bui dello galassia, in un luogo che suo malgrado le cronache associano troppo spesso e troppo volentieri ai neofascisti e ai neonazisti che malauguratamente proprio ad Azzate trovano sede e modo di urlare il loro pensiero anticostituzionale.
A Venegono la battaglia sarà (invece e fortunatamente) apertamente politica, tanto da aver scomodato in campagna elettorale personalità illustri (tra esse il ministro Giorgetti). A Jerago con Orago, invece, i partiti tornano a celarsi: sono delle “lenticchie”, ovvero dei quasi invisibili simboli presenti all’interno del simbolo più grande, mentre a Bardello con Malgesso e Bregano si sfideranno coloro che hanno guidato i due paesi prima dell’accorpamento.
Ad Agra, infine, il convincimento degli elettori è passato da dibattiti concernenti la transizione energetica, la promozione del turismo e i… sentieri. Tanto per restare, giustamente, con i piedi per terra.
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