Torna in onda, con il solito successo di pubblico, “I Migliori Anni”, lo show del venerdì sera di RaiUno condotto da Carlo Conti e dedicato alla nostalgia del tempo andato, specialmente musicale. Il format è semplice: il conduttore fiorentino, facendosi scudo del suo passato di deejay di provincia, lancia in passerella una sequela ininterrotta di (ex) divi della canzone e dello spettacolo, passando disinvoltamente dal successo balneare anni ’60 alla hit disco anni ’70, al tormentone commerciale anni ’80/90,
Osserviamo un minuto di silenzio per i giovanissimi figuranti che popolano il palco attorniando la reliquia canterina di turno, dando la possibilità al regista Pagnussat di inquadrare anche qualche bel viso, oltre alle rughe spietate dei protagonisti in scena, e consideriamo poi che la nostalgia in tv paga da almeno quarant’anni.
Il gran sacerdote del rito nostalgico fu Red Ronnie nei mitici anni ’80 (quegli stessi che oggi si rimpiangono amaramente negli show TV): all’epoca il conduttore bolognese tirò fuori dalla naftalina i favolosi anni ’60 e ne fece un ciclo di trasmissioni di successo, da “Be Bop a Lula” (1984) a “Una rotonda sul mare” (1989), da “Mi ritorni in Mente” (1995) a “Roxy bar” (1996); il primigenio revival anni ’60 fu per la verità lanciato al cinema, con il celebre “Sapore di Mare” dei fratelli Vanzina, correva l’anno 1983, ma il buon Red ci mise del suo, considerando che ci scrisse sopra persino delle enciclopedie a fascicoli.
I lettori più attenti al côté archeologico potranno forse obiettare che negli anni ’70 andò molto bene il programma “Ieri e Oggi”, condotto in prima battuta da Mike Bongiorno e primo vero esempio di tv del repertorio, con due ospiti alla settimana chiamati a commentare propri spezzoni d’archivio; quella però era appunto una tv con frammenti registrati, non un vero e proprio revival, che vive di una spesso incongrua ri-attualizzazione fisica del materiale umano.
Negli anni ’90, l’arrivo in tv di Paolo Limiti riscrive la (piccola) storia di questo fenomeno televisivo: “Ci vediamo sul 2” e succedanei furono trasmissioni dedicate forse più che al revival a un vero e proprio rito di risuscitazione, considerando che vennero lì richiamati in servizio quotidiano (peraltro, con gran successo di pubblico) addirittura i divi degli anni 40 e 50, da Nilla Pizzi in giù. Limiti parlava di Rabagliati e del Quartetto Radar con la stessa foga con cui un teenager dell’epoca avrebbe parlato di Madonna o dei Queen: uno spettacolo nello spettacolo.
Negli ultimi anni, per la precisione dal 2008, ecco invece il nostro Carlo Conti e i suoi “Migliori anni”: in quell’anno la benzina costava ancora 1.3 euro al litro, c’erano Bush junior presidente degli Stati Uniti e Berlusconi premier qui da noi, insomma, un secolo fa.
Il gioco in fondo sta proprio in quello, esorcizzare la vertigine del tempo che passa: guardare i divi, spesso accostati nell’inquadratura a foto e filmati di loro stessi ai tempi belli, e commentare il loro più o meno drastico invecchiamento, per esorcizzare il proprio; meccanismo semplice e diabolico a cui nessuno può sfuggire.
Lo spettacolo, con piccole evoluzioni (all’inizio era una gara tra decenni giudicata dai teenager) prosegue indefesso dal 2008 arrivando ai giorni nostri in forma smagliante: sono però usciti di scena gli anni ’50, ormai troppo remoti persino per il pubblico di RaiUno, e sono entrati i 2000, in un paradosso temporale che praticamente porta il programma oggi a rimpiangere il tempo in cui lui stesso debuttò, negli “indimenticabili anni zero”. E la storia continua…
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