È un Giro d’Italia all’insegna delle novità quello in partenza sabato 6 maggio da Fossacesia, in Abruzzo (non accadeva dal 2001), e che si concluderà a Roma il 28 maggio (l’ultima conclusione nella Capitale risale al 2018 e questa sarà la quinta volta nella storia dopo le edizioni del 1911, 1950 e 2009).
Saranno 3448,6 chilometri di grande sofferenza per i partecipanti, che affronteranno 51.300 metri di dislivello disseminati nelle 21 tappe.
In programma ci sono 70,6 chilometri da percorrere a cronometro, suddivisi in tre frazioni: la prima, nella giornata inaugurale di corsa, misura 18 km., da Fossacesia Marina a Ortona, praticamente piatti se si eccettua una lieve pendenza nell’ultimo chilometro. Una seconda crono è in calendario alla 9a tappa, da Savignano sul Rubicone a Cesena lungo 33,6 km. completamente piatti, mentre la terza frazione contro il tempo si disputerà alla 20a giornata di gara: 18,6 km. da Tarvisio al Monte Lussari, dei quali i primi 11 in pianura e i restanti lungo una ripida salita con fondo in cemento con pendenze medie del 12%.
Ma il Giro d’Italia è anche e soprattutto salita che non manca di certo in questa edizione numero 106. Sono infatti sette gli arrivi in quota (compreso quello a Monte Lussari nella frazione a cronometro), alcuni di grande durezza, anche se mancheranno le scalate del Mortirolo e dello Zoncolan che in passato sono state un po’ le icone della montagna della “corsa rosa”.
Le prime salite significative verranno affrontate già nella 4a frazione, da Venosa a Lago Laceno (184 km. con circa 3500 metri di dislivello), con tre passi appenninici tutt’altro che agevoli, ultimo dei quali, il Colle Molella, a soli 5 km. dal traguardo.
Prima vera e grande prova del fuoco alla 7a frazione (venerdì 12 maggio), da Santo Stefano di Sessano al Gran Sasso d’Italia, un’erta di quasi 45 chilometri con punte assai ripide, dopo avere scalato la salita di Roccaraso e il Passo delle Cinque Miglia; in totale ci sono da superare quasi 4000 metri di dislivello.
Si prosegue, dopo la crono di Cesena e il primo giorno di riposo (lunedì 15 maggio), con qualche tappa “mossa” sino alla 13a frazione, da Borgofranco d’Ivrea a Crans Montana (unico sconfinamento all’estero del Giro di quest’anno): il primo tappone alpino prevede la scalata del Gran San Bernardo, a quota 2469 (cima Coppi) e della Croix de Coeur (2174) prima dell’ascesa finale ai 1456 metri del traguardo dopo 208 km., con un totale di 5100 metri di dislivello.
Il giorno successivo, sabato 20 maggio, la corsa giunge a Cassano Magnago: la tappa è contrassegnata dalla scalata al Passo del Sempione, dopo una cinquantina di chilometri, e da una lunga discesa verso il Lago Maggiore. Si entra in provincia di Varese a Sesto Calende, si procede poi verso Vergiate, Albizzate, Carnago e Peveranza sino a Cassano Magnago dopo 194 km.
Tappa decisamente più impegnativa la successiva, sulle strade intorno a Bergamo, con partenza da Seregno e arrivo nel capoluogo. Valcava, Boccola e Roncola sono i nomi di salite forse poco note ma sicuramente secche e arcigne che potrebbero fare la differenza.
Dopo il secondo giorno di riposo, martedì 23 maggio si affronta il secondo tappone di montagna, da Sabbio Chiese al Monte Bondone, località che evoca imprese mitiche delle due ruote. Il dislivello complessivo è di 5200 metri, i passi di Santa Barbara e di Bordala fanno da antipasto alle salite che portano a Matassone di Vallarsa e di Serrada, prima del gran finale ai 1570 metri del traguardo.
Dopo una frazione completamente pianeggiante (traguardo a Caorle), si affronta la “tre giorni” decisiva. Giovedì 25 maggio si va da Oderzo a Val di Zoldo, solo 160 chilometri disseminati di salite assai ripide (inedito il Passo di Coi con punte al 19%) e arrivo in quota a 1518 metri.
Venerdì 26 maggio è in programma il tappone dolomitico, da Longarone alle Tre Cime di Lavaredo, altro traguardo iconico; si scalano in successione i passi di Campolongo (1875 metri), Valparola (2196), Giau (2236) e Tre Croci (1805) prima di puntare ai 2305 metri dell’arrivo con pendenze sino al 18% (ben 5400 i metri di dislivello da superare).
Sabato 26 maggio si chiude con la scalata a cronometro a Monte Lussari, di cui s’è già detto, prima del trasferimento nella Capitale per la passerella finale ai Fori Imperiali.
I favoriti? Il belga Remco Evenepoel e lo sloveno Primoz Roglic sembrano un gradino sopra gli altri ma (in rigoroso ordine alfabetico) Joao Almeida, Damiano Caruso, Giulio Ciccone, Jack Haig, Tao Geoghegan Hart, Lennard Kamna, Thibaut Pinot, Geraint Thomas e Aleksandr Vlasov possono dire la loro.
Il nostro tifo sarà tutto per Alessandro Covi, sperando di esultare come lo scorso anno alla Marmolada.
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