“Caro Rocco…”. Due parole forse non bastano a curare tutte le ferite, ma indicano un 25 Aprile varesino dai toni ben diversi da quelli registrati altrove, sul territorio e non solo. In un 78esimo Anniversario della Liberazione segnato per la prima volta dalla presenza di un governo che guarda a destra, con i pronunciamenti del presidente del Senato Ignazio La Russa su antifascismo e Costituzione che non erano esattamente un viatico favorevole, l’affollato Salone Estense ha respirato un’aria di concordia e rispetto anche tra avversari politici. Già, perché a rivolgerle è stato il governatore della Lombardia Attilio Fontana al presidente varesino dell’Associazione Partigiani Rocco Cordì, leghista il primo, storica colonna della sinistra il secondo.
Ben diverso il quadro in altri centri. A Busto Arsizio, dove non si è nuovi al “doppio spartito”, si è assistito a “una manifestazione e mezza”, con una coda conclusiva in un’altra piazza, animata da chi non riteneva sufficientemente rappresentati i valori della Resistenza, con l’Anpi partecipe di entrambe.
Ancor più netta la contrapposizione a Gallarate, dove l’amministrazione ha dato l’impronta di un 25 aprile commemorativo in generale dei caduti della guerra, con tanti saluti all’Anpi, attaccata dal sindaco Andrea Cassani. Per non parlare delle incursioni ad Azzate dell’estrema Destra di Do.Ra, dichiaratamente allergica alle parole Resistenza e Liberazione. Pochi giorni dopo, il senatore varesino del Pd, Alessandro Alfieri, in un’interrogazione chiedeva al ministro dell’Interno lo scioglimento “di questo gruppo ancorato al fascismo e al nazionalsocialismo”. Contestazioni anche a Saronno, dove una certa ultrasinistra ha contestato anche il Pd.
Che aria tira quindi, visto che a Varese tutto invece è filato liscio, con il presidente regionale leghista che si univa al sindaco Pd, suo successore come primo cittadino nel 2016, nel parlare di “festeggiamenti per una Liberazione con i suoi significati di democrazie, libertà a pace”. Dove sta la regola e quale l’eccezione?
L’abbiamo chiesto allo stesso Cordì. Entrato in consiglio comunale nel Pci negli anni ’70, ancora nello scorso decennio ha svolto un mandato di consigliere di Sinistra e Libertà, durante la prima amministrazione Fontana. L’abbiamo trovato nella sala biblioteca della scuola media Anna Frank a Varese, dove presta assistenza da volontario e approfitta per sottolineare: “Giorni intensi, non rituali: proprio qui nella scuola si è conclusa il 26 aprile la parte ufficiale del programma celebrativo, con l’intervento del professor Enzo La Forgia, assessore alla cultura, che, accanto alla parte storica, ha intrattenuto gli studenti delle classe terze, sul significato odierno della Resistenza”.
In provincia e non solo si sono viste scintille…
«Non vorrei dare troppo peso ad atteggiamenti che oscillano tra l’identitario e la ricerca di una visibilità che certi gruppi, come è avvenuto ad Azzate, altrimenti non avrebbero, ma a Varese il confronto è stato molto buono, con una celebrazione positiva sul piano istituzionale, partecipata e per nulla rituale. Merito anche della volontà di attualizzare le tematiche di sempre del 25 aprile con temi quali il ruolo della donna – che durante la guerra e la Resistenza fu sempre più rilevante, partecipazioni agli scioperi compresa, anche perché per evidenti motivi c’era da sostituire gli uomini – e le tematiche del lavoro».
Sorpreso dal cordiale appellativo di Fontana, sua avversario politico?
“Assolutamente no. Già nel quinquennio passato da consigliere comunale a Varese, pur su posizioni chiaramente diverse, quando Fontana era sindaco, ci sono sempre stati rapporti istituzionali correttissimi e anche questa volta si sono confermati, con pieno riconoscimento del ruolo dell’ANPI. Poi, giustamente, ognuno ha le sue posizioni politiche e questa è la democrazia».
Sta tirando un’aria diversa, però…
«Questo è vero: uscendo dall’aspetto personale, che comunque ha il suo peso, nella Destra continua a esserci una componente moderata e una che non ha mai voluto fare i conti con il passato».
Anche la Sinistra o il Centro sinistra sul tema hanno le loro divisioni.
«Si, e non è una novità:posizioni diverse c’erano già all’interno del CLN e della Resistenza. Si riflettevano anche nei rapporti con gli Alleati e nel progetto che ciascuno poteva avere dell’Italia futura. Ci fu chi parlò di resistenza incompiuta, che pensava a una rivoluzione sociale, ma i valori essenziali dell’antifascismo e della resistenza si sono infine riversati nella Costituzione. Oggi l’importante non è annullare le differenze ma accettare il confronto, anche su temi come la difficile situazione economica, la guerra, gli equilibri internazionali. L’impegno non è finito».
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