Gli animali sanno fare e dare amore anche meglio di noi.
L’albatros fa danze coreografiche in cielo; noi ci fissiamo sulle nostre idee.
Il cavalluccio marino danza anche per ore fino a cambiare colore; noi non riusciamo a cambiare un impegno.
L’uccello giardiniere riempie il nido di frutti e oggetti luccicanti; noi a fatica facciamo un piacere a un altro.
Il pinguino cerca il sassolino più bello come prima pietra del nido; noi non andiamo oltre i nostri bisogni.
La lucciola maschio lampeggia e crea spirali, la femmina sprigiona da dentro una luce più intensa della sua; noi difficilmente capiamo equilibri diversi.
La lepre lotta per la sua compagna; noi non ci mettiamo mai in discussione.
Il pesce palla sul fondo del mare disegna un’opera d’arte trasformandosi in un pennello; noi facciamo fatica ad avere pazienza.
Gesù con l’immagine delle pecore e del pastore ci fa passare da “dire, fare, dare” amore a “essere amore”. Il pastore fa molto più che guidare il gregge: conosce qualità e bisogni; più che controllare: nutre, guida, difende; più che parlare: precede con l’esempio; più che andare: si prende cura di se stesso, di chi è con lui o gli sta attorno.
“Essere amore” non riguarda qualcosa, ma coinvolge tutto. Si può conoscere il cuore di una persona osservando come tratta gli altri. Ma se per aver sofferto, fai soffrire gli altri, sei come chi ti ha fatto soffrire. È divorare come il lupo o pensare solo a sé da mercenario.
La cura del pastore diventa il ruggito della pecora. Mitezza, semplicità, umiltà, mansuetudine sono qualità viste spesso fuori moda: eppure la tenerezza è più forte dei morsi e di rimorsi dell’ansia da prestazione (l’ideologia dell’efficienza del mercenario) e più forte dell’ululare frustrato alla luna (l’ideologia dell’onnipotenza del lupo).
La cura del pastore ottiene l’immunità di gregge. Per il dizionario Zanichelli la radice di tenerezza (‘ten’) ha 3 derivazioni. TENdere: aprirsi, tendersi al bene, pro-tendersi, preoccuparsi. TENere: accudire, accogliere, con-tenere, abbracciare, tenerci. TENue (dice il modo): con leggerezza, amabilità, delicatezza (sguardi premurosi, aiuto garbato, dialogo disponibile, presenza accudente, comprensione paziente). Il contrario è “pre-TENdere” tipico del lupo e del mercenario.
Se metti in atto la forza della tenerezza, il ruggito della pecora, nessuno e nulla può rimanere indifferente: ne viene coinvolto chi dà e chi riceve e l’ambiente perché se dire, fare, dare amore è magnifico, “essere amore” è divino.
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