Il caso di cronaca è stato curioso: Marisa Francescangeli, insegnante supplente alla scuola elementare di San Vero Milis (Oristano) è stata sospesa per 20 giorni dall’insegnamento e privata dello stipendio perché prima di Natale aveva fatto realizzare ai bambini un braccialetto-coroncina con delle perline rappresentanti il rosario e (orrore!) fatto recitare in classe l’Ave Maria e il Padre Nostro. “Colpa” l’aver così cercato di “inculcare” la religione cattolica ai bambini. Un intervento su “Il Fatto Quotidiano” arrivava addirittura a chiedere il licenziamento della docente per aver “plagiato le coscienze”.
Mi chiedo – se è “plagio delle coscienze” far recitare una preghiera – come e quanto “plagiano” allora migliaia di insegnanti che a volte trasformano le loro lezioni in dottrina politica, dalla prima elementare alla tesi di laurea? Vale per tutte le ideologie, ma credo sia pacifico che la stragrande maggioranza dei docenti politicizzati non sia di estrema destra.
È sciocco generalizzare e so benissimo che tantissimi insegnanti svolgono con impegno, dedizione ed orgoglio il proprio lavoro con scrupolo e coscienza, ma proprio per questo credo che molti di loro siano anche stufi, arcistufi di come vanno le cose e ben sapendo che nessuno sembra avere il coraggio di affrontarle soprattutto con un pò di buonsenso.
Non parlo solo della Storia spesso ricostruita a senso unico, della mancanza di pluralismo nei dibattiti e nelle ospitate di “esperti”, ma del “plagiare” le coscienze dei più piccoli per esempio con tutte le cretinate “gender” di diverso ordine e grado. Temo che spesso un/una insegnante – per paura di essere schedato/a come “normale” (e quindi “anormale”) – deve attenersi alle più imbarazzanti interpretazioni della libertà sessuale stravolgendo l’ordine naturale delle cose. Non sto assolutamente dicendo che un insegnante debba emarginare o ghettizzare un/una “diverso/a”, ma ci sono dei limiti prima di tutto di buonsenso che ormai vengono puntualmente dimenticati.
Perché è così che si detta la linea: la maestra sarda che fa recitare in classe l’Ave Maria va sospesa dall’insegnamento, così state tranquilli che tutti gli insegnanti si guarderanno bene da fare ancora una cosa simile nel nome della “laicità”, ma soprattutto per paura dell’ostracismo.
No, signori, torniamo al buonsenso e alla logica di normalità o dalle nostre scuole usciranno studenti sempre più disadattati, confusi e complessati. Ovvio che poi diventa “normale” che un insegnante venga preso a sberle da un genitore per aver “osato” dare un brutto voto. Così come se ti droghi non sei che un “povero ragazzo senza guida ed impreparato ad affrontare le difficoltà”. Sarò “antico”, ma nessuno mi toglie dalla testa che “educare” significa anche imporre scelte, sacrifici, ragionamenti, rinunce. Questo ai propri figli come ai propri studenti, altro che “plagio delle coscienze…”.
Lo so che sono cambiati i tempi ma personalmente dalla terza alla quinta elementare ho avuto un maestro severo, laico, socialista, che faceva recitare in classe (in piedi) solo il Padre Nostro “Perché è l’unica preghiera seria” (diceva) e in classe c’erano e crescevano insieme il figlio del borghese come del più umile operaio. Eppure era scrupolo del maestro trattarci tutti in modo uguale, come tutti venivamo a scuola con lo stesso grembiule (eliminarlo è stata anche questa una sciocchezza) e tutti ci alzavamo in piedi, in silenzio, quando lui entrava in classe. Un po’ di rispetto e severità?
Sissignore, ma credo che così io come tutti i miei compagni di classe siano cresciuti bravi cittadini e persone per bene, perché “educare” è anche e soprattutto questo: creare persone libere, perché. consapevoli e mature.
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