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Parole

SENSO DI UNA DATA

MARGHERITA GIROMINI - 28/04/2023

1-maggioHa ancora senso festeggiare l’8 Marzo, il 25 Aprile, il 1° Maggio e il 2 Giugno e altre ricorrenze civili?

Suonano sterili e un po’ superficiali le frasi di coloro, purtroppo non sono pochi, che in occasione di queste giornate si esprimono con riflessioni del tipo “però adesso basta con… questa o quella festa” seguite da “Ma che cosa c’è da festeggiare, ricordare, commemorare visto che tanti problemi restano irrisolti?”.

È pur vero che alcuni diritti sanciti dalla Costituzione spesso non sono presi in carico dalla società e che solo pochi traguardi sono stati pienamente raggiunti.

Per questo motivo giornate come queste sono necessarie: richiamano ad un maggiore impegno politici e amministratori così come ognuno di noi nello sforzo di contribuire a realizzare una società più giusta.

Serve anche sottolineare che ciascuna di queste date porta con sé una propria storia a sua volta inserita nella Storia più grande.

Basterebbe il richiamo alle origini della Festa dei Lavoratori, da anni ricorrenza internazionale, per rispondere che sì, abbiamo ancora bisogno del Primo Maggio, di piazze pacifiche e colorate, caratterizzate da serie riflessioni sulla situazione del Paese e da momenti di musica e di festa che ci aiutino a riporre più fiducia nel futuro.

Che cosa succedeva il primo maggio del 1886, giorno lontano, sia nel tempo sia nello spazio? Negli Usa ricorreva il 19mo anniversario dell’entrata in vigore nello stato dell’Illinois della legge sulle otto ore lavorative. I sindacati americani scelsero quel giorno come ultima scadenza per l’estensione di tale legge all’intero territorio americano. Fu proclamato anche uno sciopero generale a oltranza.

A Chicago, alla fabbrica di mietitrici McCormick la polizia, chiamata a reprimere gli assembramenti, sparò sui manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. La protesta che ne seguì si protrasse per più giorni concludendosi purtroppo con morti e feriti sia tra la polizia sia tra i manifestanti.

Negli anni successivi numerosi Paesi adottarono il primo maggio come Giornata Internazionale del Lavoro, scelta a cui l’Italia aderì nel 1891. Nel ventennio fascista la ricorrenza subì pesanti cambiamenti di significato: tra il 1924 e il 1944 la Festa del Lavoro fu anticipata al 21 aprile perché potesse coincidere con il Natale di Roma, da cui il nuovo nome della giornata chiamata “Natale di Roma, Festa del Lavoro”. Le politiche del regime resero nulli i riferimenti alle lotte per il lavoro, tanto più che, attraverso le corporazioni, era stata operata una massiccia riduzione dei diritti dei lavoratori.

La ricorrenza fu ripristinata dopo la Liberazione ma per anni si configurò ancora come una giornata di lotta, di cortei e di repressioni. Oggi invece può essere considerata la festa pacifica e solidale dei lavoratori chiamati a rivendicare una via democratica per raggiungere la pienezza del diritto al lavoro.

Il Primo Maggio si riempie di significati concreti e insieme simbolici per noi che viviamo in un Paese dove il primo articolo della Costituzione afferma che “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro …”

Concludo prendendo a prestito alcune frasi del discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica Mattarella lo scorso Primo Maggio: parole sagge ed equilibrate, capaci di interpretare con autorevolezza i sentimenti di molti.

“Il Primo maggio sollecita a porre il lavoro al centro del nostro agire e del nostro pensare. Il lavoro, come dice la Costituzione, è la base su cui vive la Repubblica. È stato il lavoro degli italiani a consentire, nei decenni, crescita sociale, economica, civile. Il lavoro ci ha reso, soprattutto, ciò che siamo. Ha ampliato i diritti, ha dato concretezza alla grande speranza di pace e sviluppo che animava i giorni della Liberazione. Con il lavoro si contribuisce al benessere collettivo, si partecipa con pienezza alla vita di comunità. Il lavoro è motivo di dignità per ogni donna e ogni uomo”. Se molti di noi lavorano a condizioni dignitose, è grazie alle lotte di tanti uomini e donne del passato che vengono appunto particolarmente onorati in questa occasione…”
Con l’augurio ai lettori di un Primo Maggio condiviso e consapevole.

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