La Commissione Europea ha lanciato ufficialmente l’alleanza dell’industria solare fotovoltaica dell’UE, con l’obiettivo di recuperare la produzione persa in Cina e stabilire un’industria “Made in Europe”. Si tratta di un’indicazione importante anche per il nostro Paese, così proteso ad allungare ovunque i tentacoli di nuovi gasdotti e la posa in mare di rigassificatori. A riguardo, quattro storici ambientalisti (Scalia, Mattioli, Silvestrini e Naso) hanno lanciato un appello per uscire dal fossile e passare ad un intenso programma di erogazione di elettricità da rinnovabili.
Ma, pur di non dar via libera ad una opportunità elevata di occupazione e di ammodernamento dell’industria manifatturiera nazionale, si sono levate dentro la compagine di governo tutte le possibili lamentele per la tutela paesaggistica e per la non asserita continuità di erogazione delle energie naturali, di cui si è fatto alfiere e sponsor in tutte le Tv accessibili Vittorio Sgarbi. Si è arrivati perfino a dire che la copertura con pannelli solari di molti parcheggi e di aree industriali dismesse sarebbe diventata troppo dannosa per la biodiversità!
Basterebbe, invece di abbandonarsi a querule invettive, lanciare anche attraverso il PNRR progetti delocalizzati, in particolar modo su terreni artificializzati e coperture che non possono essere utilizzati per nient’altro, come nel caso di terreni aridi, cave abbandonate, pensiline lungo le stazioni ed i porti, e perfino spazi opportunamente predisposti e orientati ai bordi delle autostrade.
L’indicazione della Commissione UE è quella di sviluppare molteplici piccoli progetti che consentano non solo agli abitanti, ma anche agli imprenditori, alle piccole e medie imprese e agli artigiani di produrre la propria elettricità e ridurne i costi utilizzando il più possibile tecnologie e materiali non importati.
Nel caso italiano, si tratta di alzare il tiro, proponendo di raggiungere il 40% di rinnovabili sui consumi energetici già al 2030: un obiettivo molto ambizioso che comporterebbe che il 75-85% dell’elettricità generata sia verde.
D’altra parte, l’attuale crisi energetica è un catalizzatore per la transizione ed
il solare è finalmente diventato un’energia, dopo essere stato inizialmente un prodotto prevalentemente finanziario.
La Francia, tanto esposta sul nucleare quanto lo siamo noi sul gas, ha reagito con acume alla proposta della UE, senza guardarsi solo dietro le spalle, così impregnate di combustibile nucleare. In Francia, l’energia nucleare rappresenta attualmente circa il 60-70% della produzione installata di elettricità, mentre le energie rinnovabili rappresentano solo il 10%, esclusa l’energia idroelettrica. Si tratta tuttavia di una cifra che, secondo il Piano francese per l’energia e il clima (PNFEC) deve raggiungere la cifra del 70% al 2030, dato che il ritardo nelle energie rinnovabili sta costando miliardi, soprattutto per l’andamento siccitoso del clima che ha impedito di raffreddare con una sufficiente costanza di portata d’acqua ben 16 reattori che sono stati spenti.
Nell’attuale nostro Governo, invece, uno dei vicepremier si balocca su proposte tempestive e altamente attendibili come il “ponte sullo stretto” o il nucleare da fare “a Baggio”, mentre l’altro si fa espropriare gli interventi più importanti di politica estera dal ceo dell’Eni, Claudio Descalzi, che, in verità, più che sembrare, è il vero dominus dell’Amministrazione Meloni, in una ricerca esasperata di giacimenti di gas nei Paesi africani e asiatici meno affidabili.
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