Un anno fa, ad aprile, davanti a Palazzo Reale di Milano vi era una installazione: un carro armato coperto da libri bianchi.
E un messaggio: la cultura vince sulla guerra. Quella installazione è un ricordo ma quel messaggio è ancora una speranza. Qualcuno dirà che uno slogan, o una installazione, è paragonabile alla rondine che da sola non fa primavera. Legittimo pessimismo che non deve, però, farci rinunciare ad avere fiducia in una cultura che ci rende capaci di non dare nulla per scontato o impossibile.
Ci viene incontro un pensiero di Goffredo Parise. «La cultura è catacomba, cunicolo privato, un regno di talpe lente e meravigliose che si incontrano nella cecità. Buio e silenzio aleggiano nelle loro tane, ma esse intanto scavano». Occorre, dunque, continuare a scavare. Uno scavo costante per costruire. O per avere uno sguardo diverso sulla realtà, anche quando tutto sembra il buio di una catacomba.
Senza rischiare di perderci nel labirinto delle migliaia di definizioni di cultura, sono legittime le domande di come saremmo senza cultura. Forse non troviamo risposte tranquillizzanti in quel fiorire di proposte culturali e eventi che da anni con sapienza mediatica ci vengono offerti: mostre di richiamo, conferenze tenute da illustri nomi, concerti ecc ecc.
E che dire delle città delle cultura? O delle capitali del libro? Quest’anno lo sarà Genova con il progetto “A pagine spiegate”, che prevede anche Biblioteche aperte di notte. Perché non ricordare quelle che erano le Settimane dei Beni culturali trasformatesi in Settimana della Cultura? Ognuna con il suo immancabile slogan. “La cultura è di tutti: partecipa anche tu”, era quello di un aprile di una decina di anni fa. Voleva ribadire – così si leggeva nella presentazione – che la cultura appartiene al quotidiano di ognuno, che oltre ad usufruirne per la propria crescita ed arricchimento personale, è chiamato anche a proteggerla e assicurarne la trasmissione alle generazione future. Aspetto fondamentale, e forse non sempre scontato. Come non è scontato che in alcune città, come Palermo, si preferisce giustamente parlare di culture al plurale.
Proprio per questo è doveroso pensare in modo positivo alle iniziative che, come talpe, continuano a scavare con coraggiosa tenacia. Alcuni esempi varesini di questo aprile, ricco di eventi, sono da ricordare.
Verrebbe davvero voglia di rovesciare uno dei tanti aforismi corrosivi da Karl Kraus: cultura è quella cosa che i più ricevono, molti trasmettono e pochi hanno. Molte e diversificate sono state le varesine proposte primaverile in cui ognuno, a modo suo, potrebbe riconoscersi.
Certamente degne di nota sono le iniziative degli Amici di Premio Chiara, come la conferenza di Sgarbi a Villa Ponti e la visita il 15 aprile alla mostra Ex Natura a Villa Panza, fecondo laboratorio di idee di cui Varese dovrebbe essere sempre più orgogliosa e la giornata dedicata all’importante cinema sperimentale del varesino Gianfranco Brebbia, nel centenario della sua nascita. Seminari nel più autentico significato etimologico in cui vengono gettati semi di riflessioni. Davvero tante sono quelle suggerite, in occasione dell’omaggio a Brebbia, dall’assegnazione dei premi al pittore Vittore Frattini e a Carlo Meazza. Premi alla carriera o meglio alle lore vite di passione, capaci di lanciare sguardi al di là delle apparenze visive. Compito primario della cultura.
In questo breve elenco non si possono dimenticare tante altre iniziative: gli incontri pubblici a Villa Toepliz del Centro Storie Locali, attivo dal 1999, il percorso nelle chiese varesine sull’Odissea, organizzato dal Liceo Classico di Varese, l’assemblea della Società Storica Varesina che ha festeggiato i sessant’anni della sua Rivista E infine, ma non ultimo, il salone della storia al Salone Estense. Tre giorni di incontri, o se vogliamo, di nuovi semi culturali, che termineranno il 23 aprile, giornata del Libro. Insomma la cultura è viva e non è solo nelle catacombe.
You must be logged in to post a comment Login