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Società

PETTEGOLEZZI

GIOVANNA DE LUCA - 21/04/2023

Julia Ituma

Julia Ituma

«Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi». È questa la frase con cui Cesare Pavese, sulla prima pagina del suo romanzo Dialoghi con Leucò, decide di lasciare questo mondo.

Era il 27 agosto del 1950, Pavese aveva quarantadue anni e da poco aveva ricevuto il premio Strega, che lo consacrava il maggiore intellettuale del tempo.

Dentro la parola “pettegolezzi” stanno molte cose: la morbosità, per esempio, con cui sempre di fronte a eventi del genere si incuriosisce l’opinione pubblica; la ricerca e la supposizione delle cause che hanno determinato il suicidio; il pensare che al gesto sia stata spinta una mente in parte o del tutto malata, e così via.

In questi giorni al quotidiano quadro degli eventi bellici e naturali si è aggiunta la tragica notizia della morte, pare proprio per suicidio, della giovane pallavolista Julia Ituma, promessa del volley azzurro.

Una giovane atleta in carriera, che ad avviso di tutti avrebbe dovuto essere soltanto felice. Secondo un’opinione comune, perché cosa avesse nel profondo dell’animo non è dato sapere. Allo stesso modo pare strano che Pavese si sia ucciso dopo aver ricevuto un premio che lo riconosceva una volta di più grande scrittore. E ci si può stupire di fronte a tanti casi simili.

Mi sono spesso chiesta come mai tanti scrittori e poeti si siano suicidati: da Sylvia Plath ad Antonia Pozzi, da Wirginia Woolf ad Hemingway a Morselli a molti altri ancora. Ho citato i primi che mi sono venuti in mente, ma l’elenco è lungo. Ho letto non ricordo dove che per ogni persona può esistere una ragione per morire, e una per vivere. L’evento stupisce quando non ci siano motivi apparenti, di salute o di insolubili situazioni di vita. Per i grandi artisti l’insuccesso. Ma forse anche questa non è una ragione sufficiente per voler morire. Forse il dono che i grandi hanno avuto è anche una condanna: il genio arriva troppo nel profondo della vita, anche del suo male, e può non reggere.

Dunque ancora una volta, di fronte ai grandi che hanno fatto tale scelta, dobbiamo chinare il capo, e accettare il loro mistero.

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