Lo spettacolo s’intitola “The Beatles Forever”, nei mesi scorsi ha fatto tappa a Sesto Calende, Taino, Ispra, Travedona e la farà il 30 maggio alle 15.30 all’Auditorium dell’Università degli adulti a Olgiate Comasco. Due ore di musica, luci, parole, foto e video rari, poster d’epoca e copertine leggendarie, Help, Rubber Soul, Abbey Road, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, Revolver e via elencando. Sul palco il duo The Beetools – Ivan Cappelletti alla chitarra e Nicola Della Pepa al basso – compie il miracolo di far rivivere la musica degli “scarafaggi” che faceva strappare i capelli a legioni di ragazzine urlanti e lo storico Marco Tamborini racconta aneddoti, affabula, incanta e rapisce la sala.
Classe 1949, milanese, Marco Tamborini è da molti anni il direttore della Rivista della Società Storica Varesina, raffinato curatore editoriale, autore di saggi storici e insospettabile collezionista di “memorabilia” beatlesiane. Laureato in scienze politiche con una tesi in storia medievale, è sposato con l’insegnante di francese Maryse Ribolzi esperta di archivistica e vive fra Travedona e Nizza. Ha scritto per vent’anni i testi delle Guide Verdi del Touring Club ed è consigliere scientifico dell’Istituto dei Castelli, ma nulla ne ha segnato l’adolescenza come i quattro di Liverpool: “Oggi – sentenzia – i Beatles sono la musica classica del ‘900”.
“Nessun paragone è possibile con i pur grandi Rolling Stones, Pink Floyd e Led Zeppelin – ragiona – Nessun’altra band ha avuto altrettanta fantasia creativa e inciso così profondamente sui giovani. Nello spettacolo spiego la loro evoluzione, commento i testi che parlano d’amore (Girl), di droga (Lucy in the sky with diamonds), degli adolescenti che fuggono di casa (She’s leaving home), degli orfanotrofi (Strawberry Field Forever), del ’68 (Revolution). I Beatles hanno influenzato la politica, la moda e il costume dei ragazzi. John Lennon, da solista, ha poi trattato i temi della guerra nel Vietnam e della pace, l’utopia di un mondo senza conflitti”.
Il racconto di Tamborini è ricco di spigolature e di curiosità. In scena parla dei rapporti tra i Beatles e la pop art inglese e americana. Lennon frequentò l’accademia d’arte a Liverpool, Mc Cartney era legato alle avanguardie e le copertine dei loro dischi lo testimoniano. Richard Hamilton ideò l’album bianco con il poster, Peter Blake disegnò la cover di Sgt Pepper’s ed Andy Warhol lavorò per Lennon e Yoko Ono, che fu a sua volta un personaggio di spicco del movimento d’avanguardia Fluxus. “Ho tutti i 33 e i 45 giri del gruppo e gli album solisti – gongola – i dischi incisi in Italia, all’estero e gli extended play con quattro canzoni”.
“Posseggo le variazioni di copertina delle edizioni italiane, inglesi, francesi, americane, i bootlegs registrati clandestinamente in sala di registrazione e nei concerti, i manifesti, i libri d’epoca e l’autografo di Tony Sheridan che collaborò con loro. Conservo gelosamente il filmino che girai nel ’69 davanti alla sede della Apple a Londra, in Savile Row, in cui si vede Ringo Starr che sale sulla Mini Cooper di Maureen Cox, la prima moglie”. Ai Beatles, il suo grande amore, è dedicata la stanza dove fa yoga, legge, scrive e ascolta musica. Una mania? “Assolutamente no. Ho un solo rimpianto, non aver assistito al concerto che tennero nel 1965 al Vigorelli di Milano. I miei genitori non mi diedero il permesso”.
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