Possono anche occupare le più alte cariche dello Stato, ma non possono pensare di poter riscrivere la storia a loro piacimento. Perché il fascismo non è stato un accidente della storia. Il regime che ha dominato per un ventennio l’Italia, non dovremo mai stancarci di ripeterlo, ha soppresso ogni forma di libertà, ha perseguitato e ucciso gli oppositori, ha emanato le leggi razziali, ha trascinato l’Italia in una guerra disastrosa che ha provocato oltre mezzo milione di italiani morti e molti di più nelle terre invase. Un periodo tragico conclusosi poi nell’ignominia con la formazione di un governo fantoccio al servizio dei nazisti. Ciononostante succede ancora che gli epigoni di quel regime possano impunemente riempirsi la bocca della parola “patria”, dimenticando che è stato proprio il fascismo ad averla disonorata, fino alle estreme conseguenze.
I veri patrioti sono stati i partigiani. Ed è solo grazie alla Resistenza che il nostro Paese non ha subito l’umiliazione degli altri sconfitti. Ed è grazie a quanti hanno combattuto per conquistare libertà e democrazia, anche a costo della vita, che gli italiani hanno poi potuto decidere il loro destino scegliendo la Repubblica e ponendo così fine alla monarchia co-responsabile del fascismo. Ed è grazie alla Costituzione nata dalla Resistenza che il diritto di parola è consentito anche a chi fa ancora fatica a riconoscersi nei valori e nelle forti indicazioni programmatiche in essa sanciti.
A quanti si attardano ancora a sminuire le disastrose conseguenze del fascismo va pure ricordato che quella “banda di suonatori pensionati” colpiti in via Rasella a Roma, era in realtà parte integrante di quella banda di occupanti stranieri e di assassini che in giro per l’Italia hanno compiuto decine e decine di stragi uccidendo oltre 7.000 italiani di ogni età (di cui 2.725 nelle sole località più note: Marzabotto, S.Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine). Una banda che negli eccidi compiuti suonava strumenti di morte e poteva contare sulla fattiva collaborazione dei fascisti.
Le parole pronunciate dalla seconda carica dello Stato sono indegne e non bastano certo le successive scuse a riparare il danno né, tantomeno, il penoso tentativo della presidente del consiglio di metterci una pezza riducendole a “sgrammaticature”. Lei, da esperta in giri di parole, si era già distinta con l’affermazione che le 335 vittime delle Fosse Ardeatine erano state uccise solo perchè italiane. Ma italiani erano anche i loro antenati fascisti che, contribuirono con delazioni, rastrellamenti, arresti al massacro di quelle vittime e di tante altre, impiccate o fucilate altrove.
No, non si tratta di voce dal sen fuggita. Il problema è che loro non ce la fanno proprio a fare i conti con il loro ingombrante passato e allora tentano di ridipingerlo con colori più tenui, buoni per gli smemorati di stagione.
Anche a Varese celebreremo degnamente il 78° della Liberazione con un programma ricco e articolato definito in stretta collaborazione con l’Amministrazione comunale e numerose associazioni. Ricorderemo donne e uomini varesini che, con coraggio e abnegazione, hanno combattuto per consegnarci un Paese in cui poter vivere liberi e in pace. Parleremo degli scioperi del ’43 che hanno segnato di fatto l’inizio della Resistenza e contribuito ad accelerare la crisi del fascismo; pochi mesi dopo il Re farà arrestare Mussolini a cui succederà l’oscillante governo Badoglio. Per approfondire la conoscenza degli eventi storici e il significato della Liberazione coinvolgeremo gli studenti, dalle scuole primarie alle superiori. Numerosi anche gli spettacoli culturali e i momenti di svago.
Un programma in cui abbiamo voluto coniugare memoria e attualità dell’antifascismo, perchè le conquiste democratiche non sono date una volta per tutte. La crisi economica che si protrae da lungo tempo ha generato, a livello di massa, crescenti preoccupazioni e incertezze, rese ancora più acute dalla pandemia e dalla guerra esplosa nel cuore dell’Europa. Si è così prodotto un enorme distacco tra cittadini, partiti, istituzioni. L’astensionismo, ormai maggioritario, ne è le prova più evidente, motivo di allarme e preoccupazione per le forze democratiche, ma a parte qualche commento rapido all’indomani del voto, si ricomincia come se nulla fosse successo.
Perciò se vogliamo difendere la democrazia dobbiamo coltivare la memoria e agire sul presente mantenendo vivo l’impegno per un cambiamento in senso egualitario e partecipativo, tratto distintivo della nostra Costituzione che noi vogliamo venga pienamente attuata. Questo è il modo migliore per celebrare la Liberazione fuori da ogni retorica e per onorare degnamente quanti hanno combattuto per liberare l’Italia dal giogo nazifascista. Buon 25 Aprile.
Rocco Cordì, Presidente sezione varesina Anpi
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