Dove sta scritto che la domenica di Pasqua o il Lunedì dell’Angelo debbano essere trascorsi solo all’insegna delle abbuffate?
Niente contro pranzi e grigliate, ci mancherebbe, ma uno sguardo alla bellezza che ci circonda suggerisce anche altre idee, decisamente più gratificanti perché ispirate dalla gioia della scoperta (seppur a pochi passi da casa) e del respirare a pieni polmoni quell’aria non ancora calda ma non più fredda che solo aprile sa regalare: meglio quindi una gita, una bella camminata, un tempo regalato a se stessi che sappia nutrire gli occhi e di conseguenza anche l’anima.
Chi scrive, 12 mesi fa (e quest’anno farà volentieri il bis), a Pasquetta ha scoperto il Paradiso. Di nome e di fatto. Il termine, associato a quello di Punta, rimanda i varesini e tutti coloro che conoscono e frequentano le nostre Prealpi a una delle cime del Campo dei Fiori, sulla quale sorge la Cittadella di Scienze della Natura, solo un metro più bassa (1226 contro 1227 s.l.m.) della Punta di Mezzo, la più elevata del Massiccio.
Esiste però anche un’altra Punta Paradiso e paesaggisticamente è ancora più valida. A ospitarla un altro parco, quello delle Cinque Vette, stretto tra lo stesso Campo dei Fiori (dal quale lo divide la Valganna) e il ramo più a ovest del lago di Lugano. Esso si estende per circa 14 chilometri, ma ne contiene circa 150 di sentieri, spesso adatti sia al passo che alle due ruote a pedali, costituendo una piccola mecca per chi ama un escursionismo facile, vicino (siamo a 20 minuti dal centro di Varese) e ricco di sorprese. Questi monti, questi boschi, questi scenari, ci sono sempre stati, ma solo negli ultimi anni sono stati valorizzati e pubblicizzati a dovere dalle amministrazioni competenti e dai promotori del turismo locale, finalmente consci di avere a disposizione un patrimonio montano inestimabile.
Punta Paradiso è conquistabile in diversi modi e con diversi itinerari. Quello più rapido e facile parte da Marzio, piccolo Comune a quasi 800 metri di altezza tra la Valganna e la Valceresio dove il tempo sembra essersi fermato, raggiungibile in auto tramite la strada provinciale 41 che sale da Ghirla.
Si lascia la macchina in paese, oppure all’inizio del sentiero (via Porto Ceresio), e ci si avvia per una strada sterrata (a volte fangosa) larga e sempre chiara. La camminata è dolce, come la pendenza da affrontare, interamente in mezzo a un fitto bosco, che talvolta si dirada lasciando spazio a pratoni e a squarci panoramici che anticipano, senza rivelare del tutto, lo spettacolo che attende alla meta. Qui e là spuntano delle vecchie baite, dei piccoli crotti, alcuni recentemente ristrutturati e diventate seconde case in uso a chi desidera uscire dalla civiltà a un passo dalla civiltà stessa.
La salita leggera – a tratti un falso piano – si conclude dopo circa un’ora, nei pressi dell’Alpe Croce. Qui una breve impennata sdogana finalmente Punta Paradiso, oppure Sasso Paradiso, altro punto panoramico poco lontano.
Che sia punta o sasso, l’impatto estetico non cambia: si tratta di due autentici palchi naturali sul Ceresio. Il bosco finisce, sotto ai piedi c’è una ripidissima parete sul lago, davanti agli occhi niente che possa ostacolare lo sguardo. Che spazia, a più di 180 gradi: a destra ecco Morcote, il Monte Generoso, il Monte San Giorgio, il Monte Pravello e il Monte Orsa, oltre alla striscia blu che conduce verso Porto Ceresio; a sinistra ecco invece Brusimpiano, il San Salvatore, i tanti paesini sulle rive e, in fondo, la punta di Agno con il suo aeroporto. Se Dio ha deciso di aprire davvero le quinte del Paradiso, poi, la magnificenza va ben oltre: nelle giornate terse da una parte si vede anche la pianura, fin almeno Milano, e dall’altra le Alpi innevate in fondo al Canton Ticino.
Bellezza ma anche storia: non lontano da quanto descritto ci si può letteralmente immergere nelle trincee della linea Cadorna, bunker e cunicoli costruiti nella Prima Guerra Mondiale a difesa della frontiera italo-svizzera.
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