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Lettere

DOPO BRINDISI

- 26/05/2012

In riferimento all’attentato di Brindisi desidero sottoporvi la mia modesta riflessione.

A mio avviso per il luogo e il momento scelto si tratta di un segnale forte di tipo mafioso/ndranghetista, mentre per le modalità potrebbe far pensare a un fatto di terrorismo, magari di uno o due elementi ‘isolati’.

Io penso invece che potrebbe essere stata usata una ‘modalità anomala‘ proprio per depistare le indagini, per non far cadere immediatamente le responsabilità sulla ‘ndrangheta’ ma ‘lasciando’ la grave ferita che l’andrangheta voleva lasciare, celandosi, in questo caso,  per evitare la reazione diretta dello Stato, delle forze dell’ordine, della gente e non crearsi terra bruciata proprio dove ha e necessita di avere i suoi appoggi e le sue basi.

Ma l’importante era far arrivare il messaggio dove doveva arrivare anche se in forma ambigua, instillare paura nei ragazzi di Mesagne e della scuola che avevano osato sfidare la mafia calabrese. Ma la gente di Mesagne e di Brindisi questo, secondo me, lo sa; l’importante è che anche lo Stato, la pubblica opinione non sia depistata.

 

Dario Cambon

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