Non gli basta di essersi tolto la vita dopo quel bacio ipocrita sul volto di Gesù. Giuda vuole bere fino in fondo il calice della vergogna. Il suo spirito vola inquieto nella bolgia dei traditori quando d’un tratto gli si presenta davanti la scena della Crocefissione alla Decima Cappella del Sacro Monte di Varese.
Trentacinque figure umane, cinque angeli, quattro cavalli e un cane: una folla di statue. L’Iscariota cerca invano una sua immagine in quel Compianto. In fondo il dramma non avrebbe potuto essere rappresentato senza di lui. “Io non ci sono, non ci sono”, impreca avvilito. E se la prende con Dionigi Bussola, lo scultore che lo ha ignorato. E piange nel suo inferno, dove il rimorso lo condanna alla pena senza fine.
Vi stiamo raccontando la prima scena della Passione di Cristo secondo Riccardo Prando, insegnante, giornalista, autore di un’operetta teatrale meritevole di ispirare qualche attore e qualche regista. I personaggi sono tre: non solo il Traditore, anche la Peccatrice e il Soldato. Già: dopo Giuda, esce dalla mente immaginifica di Riccardo un ritratto intimo della Maddalena che ha lavato i piedi a Gesù col nardo, profumo prezioso, scandalizzando il fariseo Simone: “Non potevamo dare quei soldi ai poveri?”.
No: quei soldi sono stati spesi bene. Hanno redento la prostituta, hanno aperto la via dell’Amore a una donna che aveva avuto solo amanti. Infine c’è l’ultima conversione immaginaria: il soldato di Augusto, un centurione romano, deve inchiodare la mani di Gesù alla croce. Afferra il martello, vacilla, si ferma, rinuncia. Dentro di sé esplode il conflitto tra la legge da applicare e la coscienza che non ne vuole sapere.
Che cos’è il breve saggio scritto da Prando? “Il Traditore, il Soldato, la Peccatrice” edito da Macchione è la storia di tre vite cambiate nelle quali ciascuno, credente o ateo, può ritrovare qualcosa di sé. È il racconto di tre resurrezioni che alla vigilia di Pasqua aiutano a riflettere su due aspetti. Pur scritto duemila anni fa, il Vangelo è il miglior testo di psicanalisi a disposizione dell’uomo moderno. Se il tormento di Giuda è ambientato sulla nostra Via Sacra, significa che aveva ragione Giovanni Testori quando definiva teatro montano il Sacro Monte e la Crocefissione alla Decima Cappella il monumento più impressionante del Cristianesimo.
Testori nasceva cento anni fa nel 1923. Il testo di Prando sembra l’omaggio al più grande e tormentato drammaturgo del secondo ‘900. Egli diceva di Cristo in un monologo: “Tanto più cerco di allontanarlo, tanto più me lo sento ricadere addosso. È la sofferta letizia della fede cattolica”.
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