Cultura

SENECA E SAN PAOLO

LIVIO GHIRINGHELLI - 31/03/2023

La morte di Seneca

Per la consonanza tematica di modelli ideali in comune tra Cristianesimo e mondo greco-latino si è potuto creare il presupposto di un epistolario apocrifo tra Seneca e San Paolo. Difficile è comunque sottrarsi alla suggestione di un confronto con due lettere del filosofo romano sulla presenza di Dio in noi: Lettera 41 a Lucilio: Prope est a te Deus, tecum est, intus est; Lettera 95 sempre a Lucilio di stampo universalistico e solidaristico, con un appello all’amore reciproco e all’unità della comunità umana.

Per quanto riguarda l’Apostolo delle genti in campo etico-filosofico, specificamente concernente l’etica stoica, opportuno è il confronto innanzitutto con il discorso di Paolo all’Areopago di Atene, pieno di sdegno contro una città infestata da tendenze idolatriche (Atti 17,28): In Lui (Dio) infatti viviamo, ci muoviamo e siamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti- Di Lui infatti noi siamo anche stirpe – citazione dai Fenomeni di Arato.

Ma passato il tempo dell’ignoranza urge il momento della conversione, la divinità non è simile a oro o ad argento o a pietre. Dio ha stabilito il giorno del giudizio, designando allo scopo un uomo (Cristo), accreditandolo di fronte a tutti col resuscitarlo da morte. Risultato: quando gli Ateniesi sentirono parlare di resurrezione dei morti, alcuni lo canzonarono, altri dicevano: su questo argomento ti sentiremo ancora un’altra volta. Ma Paolo non si arrende e permanendo a Corinto per un anno e sei mesi induce molti a ravvedersi, nonostante la resistenza di alcuni Giudei-

Quanta insistenza poi all’interno della cristologia paolina e giovannea sulla Sophia e il Logos divino in base all’influenza delle speculazioni ellenistico-giudaiche. Rimanendo sempre comunque inalterata l’irriducibilità del messaggio cristiano : Prima lettera ai Corinzi 1,22-23: “E mentre i Giudei chiedono dei miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo pe i Giudei, stoltezza per i pagani”.

Ancora Paolo in tema di comunione e di partecipazione per il linguaggio misterico del con-morire e il con-risorgere del fedele con Cristo: se infatti siamo diventati un medesimo essere insieme con lui per l’affinità con la sua morte, lo saremo pure per l’affinità con la sua resurrezione (Romani 6, 1-5)- Mediante l’Eucaristia poi si ha la comunione (koinonia) con Dio e con i fratelli (I Cor10, 16-17): il calice della benedizione che noi benediciamo non è comunione con il sangue di Cristo? Il pane che spezziamo non è comunione con il corpo di Cristo? Essendo uno solo il pane, noi siamo un corpo solo, sebbene in molti, poiché partecipiamo tutti dello stesso pane.

Il nesso con l’etica stoica propria di Seneca si esprime poi con i cataloghi paolini dei diritti e dei doveri familiari e sociali e nelle componenti tematiche sociali (libertà, dignità umana, relazioni sociali). E sul corpo di Cristo che è la Chiesa Paolo (1 Corinzi12, 12-30): “Come il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Siamo stati infatti battezzati tutti in un solo spirito per formare un corpo solo, sia Giudei, sia Greci, sia schiavi, sia liberi, e tutti siamo abbeverati nel medesimo spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra- Morte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Ora voi siete il corpo di Cristo e sue membra ciascuno in particolare”.

Anche se c’è il pericolo del sincretismo, rimane sempre viva la dottrina patristica dei “logoi spermatikoi”, dei semi di verità dispersi in tutte le culture e religioni. Giustino (secondo secolo, Prima apologia): Cristo è il Logos di cui fu partecipe tutto il genere umano e coloro che vissero secondo la Legge sono cristiani, anche se furono giudicati atei come, fra i Greci, Socrate ed Eraclito ed altri come loro (46,2-3).